Zingari, lager nel lager
Lo sterminio fu anche la soluzione adottata per risolvere una volta per tutte la “questione zingara”. Una pagina ancora poco nota della Shoah
Le stime ufficiali parlano di 500 mila zingari morti nei lager. Non sono pochi. Tale cifra riguarda in realtà la percentuale catalogata dagli scienziati per i loro esperimenti. Ma si è sicuramente a conoscenza di svariati convogli i cui deportati, zingari, non vennero neppure registrati e mandati direttamente nelle camere a gas. Simon Wiesenthal, riferendosi agli zingari durante il nazismo, parla di una carneficina che riguarderebbe il 75 per cento del totale.
Anche all’interno dei lager, agli zingari veniva riservato un trattamento speciale. Il comandante di Auschwitz, che non doveva avere il cuore tenero, ricordando la visita di Himmler, scrisse: «Gli mostrai particolareggiatamente il campo degli zingari. Egli osservò tutto con attenzione. Vide le baracche strapiene, le cattive condizioni igieniche, le baracche che fungevano da ospedale ricolme di malati, il reparto delle persone contagiose, i bambini affetti da una malattia che mi ha sempre spaventato, in quanto mi ricordava la lebbra vista in Palestina. Quei miseri corpicini infantili dalle gote incavate, le cui membra ancora in vita si decomponevano progressivamente, costituivano davvero una scena terribile».
La storia dello Zigeuerlager di Auschwitz termina la notte tra il 31 luglio e il primo agosto 1944, quando tutti gli zingari ancora in vita vengono uccisi nelle camere a gas e poi bruciati nei forni crematori. Alle ore 20 del 31 luglio, gli zingari vengono caricati su camion e trasportati nelle camere a gas. Racconta un medico ebreo prigioniero ad Auschwitz: «L’ora dell’annientamento è suonata anche per i 4.400 detenuti del campo zingaro. La procedura è stata la stessa applicata per il campo ceco. Prima di tutto divieto di uscire dalle baracche. Poi le SS e i cani poliziotto hanno cacciato gli zingari dalle baracche e li hanno fatti allineare. Hanno distribuito a ciascuno le razioni di pane e salamini. Una razione per tre giorni. Hanno detto loro che li portavano in un altro campo (…). Il blocco degli zingari, sempre così rumoroso, s’è fatto muto e deserto. Si ode solo il fruscio di fili spinati e porte e finestre che sbattono di continuo».
Hermann Langbein, sopravvissuto ad Auschwitz, ricorda quella notte con parole di angoscia terribile, e si sofferma sulla descrizione agghiacciante della ribellione degli zingari: «Le SS dovettero fare uso di tutta la loro brutalità . Alcuni, che cercavano di far salire gli zingari sui carri, non ci riuscirono» (H.Lanbein,Uomini ad Auschwitz, Mursia).
Langbein riporta anche la testimonianza dell’infermiera Steinberg: «Udimmo urla (…). Lì tutto durò parecchie ore. Ad un certo punto venne da me un ufficiale delle SS che non conoscevo a dettarmi una lettera che diceva:”Trattamento speciale eseguito” (…). Quando si fece giorno, nel campo non era rimasto un solo zingaro».
Nel gennaio del 1945, gli zingari rimasti ad Auschwitz erano pochissimi: all’appello del 17 gennaio risposero solo 4 uomini.
Auschwitz venne liberata il 24 gennaio 1945.