Zamagni: fare cultura seguendo il principio di verità

L'intervento dello studioso a Sophia, l'istituto universitario di Loppiano, come paradigma di una conoscenza che coinvolge l’intelletto e il cuore. La metafora del barattolo da riempire e la lezione di Dante Alighieri  

«Oggi nelle università si rischia di dare troppa importanza alla conoscenza codificata, ossia tutto ciò che può essere trasferito da una testa ad un’altra attraverso codici cognitivi, e di trascurare invece l’importanza, per ragioni di ‘protocollo’ o simili, alla conoscenza tacita, ossia quella che si può trasferire attraverso il contatto interpersonale, tipico di una cultura della relazione: la mera conoscenza di codici ed elementi cognitivi potrebbe essere presto sostituita da un robot che spiegherebbe anche meglio, mentre l’università mantiene la sua ragion d’essere solo in quella conoscenza tacita che presuppone la capacità di mettere in gioco l’intelligenza ed il cuore di docenti che trascorrono con gli studenti». Firmato Stefano Zamagni, che ha così enunciato lo scorso 31 marzo, nella Sala teatina del Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira, una serie di riflessioni riguardanti il fondamento stesso dell’educazione accademica: a farne significativa occasione, l’Open Day nel quale l’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, che Zamagni ha contribuito a ideare nel territorio di Figline Incisa Valdarno, ha presentato l’offerta accademica 2017-2018, ufficialmente decimo anno di attività.

Fondatore della Scuola di Economia Civile con sede al Polo Lionello Bonfanti, una ventina di chilometri a sud di Firenze, esperienza di ricerca a sviluppo del pensiero economico dal quale la stessa pontificia università di Sophia attinge per la sua impostazione, Zamagni ha indicato a proposito la piccola realtà accademica quale modello: «a Sophia c’è una conoscenza tacita che si trasmette per via di relazioni: lo studente impara con la sequela, come gli antichi avevano capito, secondo una vera e propria alleanza educativa».

L’economista ha quindi preso in prestito un breve racconto metaforico per indicare una seconda riflessione. «Per colpire il suo uditorio di menti eccellenti, un insegnante pose un grosso barattolo sulla cattedra e lo riempì di pietre irregolari grandi circa un pugno, fino a che nessun’altra pietra potesse essere aggiunta – ha detto Zamagni: domandò quindi ai suoi studenti se il barattolo fosse pieno ed essi risposero di sì. Allora, rovesciò dentro della ghiaia, agitando il barattolo affinché scivolasse tra le pietre, ponendo di nuovo la stessa domanda: uno studente rispose “probabilmente non è pieno”, ed in effetti il professore versò quindi nel barattolo della sabbia».

«Naturalmente questa occupò tutti gli spazi liberi. Egli domandò ancora una volta agli studenti se il barattolo fosse pieno ed essi risposero con un no unanime. Il professore, contento, tirò fuori da sotto la cattedra una brocca d’acqua e la rovesciò dentro il barattolo fino all’orlo, riempiendo tutto lo spazio. Qual è la morale?» chiese il professore citato da Zamagni: «Non importa quanto fitta di impegni sia la tua agenda: se lavori sodo ci sarà sempre un buco per raggiungere qualcos’altro» rispose uno studente secondo il racconto.

«No – replicò il docente – la morale è un’altra: se non metti prima le pietre, non ce le metterai mai.
Quali sono le pietre della tua vita? I tuoi figli, i tuoi cari, il tuo grado di istruzione, i tuoi sogni, una giusta causa, la tua salute, la persona della tua vita ecc.: ricorda di mettere queste pietre prima, altrimenti non entreranno mai. Se ti esaurisci per le piccole cose, come la ghiaia, la sabbia ecc. allora riempirai la tua vita con cose minori di cui ti preoccuperai non dando veramente il giusto tempo alla pietre veramente importanti» ha chiuso il racconto Zamagni.

Ha spiegato Zamagni: «a Sophia s’impara a mettere prima le pietre e poi la sabbia, mettendo prima le cose grandi, che non vuol dire rinnegarne altre ma stabilire qual è l’ordine naturale secondo un criterio di verità. Una terza ragione – chiude l’economista citando una terzina dantesca del Purgatorio della Divina Commedia – risiede nella capacità di trasmettere ciò che si ama: lo studente impara solo col sorriso che conforta e accompagna nel suo viaggio. L’educazione – sottolinea Zamagni – è porre una mano guida sull’altra nel percorso fatto di ansie e incertezze dello studente, a differenza della semplice istruzione che è un pensiero comunicabile a distanza. Sophia – ha concluso – non fa sconti nello studio, ma tende la mano per il superamento delle difficoltà allo studente, proprio come quelle stelle guida nelle quali possiamo scorgere la luce».

 

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