Yuri Gagarin, un eroe grande e sfortunato
Quale studente da 60 anni in qua, richiesto in un tema d’indicare un eroe del nostro tempo, non avrà pensato a Yuri Gagarin, il cosmonauta sovietico che 6 decenni fa, il 12 aprile 1961, compì il 1° volo spaziale orbitando nella sua navicella intorno alla terra in 1 ora e 48 minuti? In effetti nessun’altra attribuzione può vantare la stessa mole di ragioni, guardando agli innumerevoli premi, medaglie, onori e riconoscimenti che sono stati conferiti a Gagarin, specie in Russia ma non solo. In primis il titolo proprio di Eroe dell’Unione Sovietica e poi l’Ordine di Lenin, assegnati a ben pochi in quel Paese. Gli sono state intitolate strade, piazze, edifici, parchi, teatri, auditorium ecc., per non dire dei francobolli e delle monete celebrative col suo nome e volto, rigorosamente sorridente dietro la visiera del casco spaziale. E a questo inventario di gloria, a un livello forse più prosaico ma rilevatore del trionfo di Gagarin in ogni Paese e ceto sociale, si può ricordare che per lui sono state scritte perfino delle musiche e dei testi di canzoni e gli sono state dedicate, post mortem ma già da vivo, una quantità di statue e di murales. Come quello gigantesco del nostro Jorit a Odintsovo.
Eppure Yuri Alekseievic era di origini modeste, figlio di un falegname e di una contadina, nato nel 1934 in un paesino della Russia Occidentale, Klushino, sul Dnieper. Da povero com’era, iniziò sì a studiare ma lavorò presto, come fonditore e tornitore. Però da un lato la sua intelligenza e altre doti (attenzione, vivacità, simpatia, curiosità intellettuale, specie per scienza e tecnica), dall’altro un’innata passione per il volo, gli aerei e l’aeronautica lo fecero scoprire presto dai burocrati e militari della sua regione. Così fu trasferito alla scuola tecnica di Saratov, sul Volga, e nel 1957 a 23 anni si laureò alla scuola per cadetti dell’aeronautica militare sovietica, prestando servizio come pilota da caccia col grado di tenente. E dopo aver accumulato ben 265 ore di volo, pure sui mitici Mig-15, nel 1959 fu promosso tenente anziano. Intanto, durante gli studi universitari, Gagarin si era sposato con una studentessa di economia, Galina (Yuryena Gagarina dopo le nozze), da cui avrebbe avuto due figlie.
Di lì a pochissimo un’altra svolta, la più decisiva e rivoluzionaria per Yuri. Grazie alle sue già ricordate qualità – consolidate, stradimostrate e potenziate pilotando i caccia supersonici – fu incluso fra i 19 candidati del programma spaziale sovietico Vostok, dal nome di una prestigiosa fabbrica di orologi nel Tartarstan, e alla fine venne preferito a tutti gli altri. Uguale sorte toccò al solo Gherman Titov, un pilota collaudatore un po’ più basso di Yuri, che misurava 1,57 m, ma di famiglia più altolocata. “Difetto” che per Kruscev sembra abbia pesato ai fini della concessione dell’onore del 1° volo spaziale all’altro finalista, Gagarin appunto. Così la 1a fase del piano spaziale sovietico lo vide protagonista, il 12 aprile 1961 (Vostok 1), mentre al deluso Titov toccò attendere la 2a, il 6 agosto dello stesso anno (Vostok 2). Ma la sfortuna per Gherman sarebbe stata doppia: a) non volare nello spazio per 1°; b) non volarvi neanche per 2° ma solo per 3°. Infatti il 6 maggio si era avuta la prima impresa astronautica americana, col biondo Alan Shepard che, secondo il progetto Mercury, aveva orbitato intorno al nostro pianeta con la navicella Freedom 7.
In realtà la sfortuna più grande fu un’altra, e colpì proprio il 1° cosmonauta della storia. Meno di 7 anni dopo il trionfo, l’ormai colonnello Gagarin durante un volo di routine nel cielo di Mosca si schiantò al suolo col suo Mig-15, trovando la morte a 34 anni. Guasto meccanico? Errore umano? Eccesso di vodka (!) per uno dei 2 piloti? Un po’ un giallo. In ogni caso, dopo l’apoteosi e l’epilogo atroce toccati a Yuri, tutti sanno che l’avventura spaziale dell’umanità ha continuato a inanellare, con alcuni tragici flop, imprese e successi anche grandiosi, come gli allunaggi iniziati nel ‘69. Di positivo c’è stato in tutta quest’era, di pari passo al tramonto della guerra fredda, pure la fine dello spazio cosmico inteso come terreno di confronto e di gara anche politica fra le superpotenze. Non resta che, nell’ora attuale così difficile e incerta per il mondo, vedere finalmente la conquista dello spazio contribuire davvero alla salute e al progresso l’umanità. Se ciò avverrà, ci sarà un motivo in più, e non il più piccolo, per ricordarci di Yuri con affetto e riconoscenza.