Yan Pei-Ming, pittore di storie
L’impressione è forte. Quadri enormi che uniscono passato e contemporaneità. Dati con violenza a strati grigi o rossi di disarmante lucidità. Visti da vicino sono una nebbia, da lontano si stagliano figure gigantesche: autoritratti e ritratti, scene, paesaggi.
Nato a Shangai nel 1960 Yan è cresciuto nel culto di Mao da cui poi si è liberato e nel 1980 ha lasciato la Cina diventando di fatto un “ponte” artistico tra sensibilità orientale e occidentale. Un timbro che fa comprendere l’alta tragicità di molte sue opere e insieme l’accentuato simbolismo, tanto che si potrebbero definire i suoi lavori come un vasto racconto di storia e nella storia della lotta tra morte e vita, luce e tenebra.
È la notte – una notte grigia – la luce che vive nelle opere di Yan a cominciare dall’immenso ritratto di Mao, dal volto stanco e bellissimo di sua madre e da quel Buddha pour ma mére (cm. 300 x 200, olio su tela) dove un Buddha esce da una fiammata come un fantasma di pace.
Yan tocca una icona come Monna Lisa in un polittico di cinque tele in cui la Gioconda diventa un sorriso malinconico tra sfondi indefiniti da vibranti pennellate: è la bellezza tra morenti e tempeste apocalittiche. Spasimo, timore, sospensione verso un dove: caos o speranza?
Ma il pittore affronta anche altre icone, contemporanee: ritratti di Putin, zar della nuova Russia, di un paurosa glacialità, di Zelensky in un trittico che lo ritrae dalla paura alla speranza. E poi rivisita grandi fatti del passato: l’Innocenzo X di Velàzquez, la morte di Marat di David, la Fucilazione di Goya, l’Incoronazione di Napoleone di David: le tinte vanno dal grigio al viola al verde, lucide, astratti, irreali.
Fino al culmine di alcune morti: il cadavere di Moro, quello di Pasolini, quelli di Mussolini appeso in rosso sangue e il Cristo enorme urlante un grido soffocato, ma stupendo esempio di religiosità del dolore: starebbe benissimo in una chiesa contemporanea.
Yan chiude con alcune icone: orientali, come l’attore Bruce Lee e la tigre e infine occidentali come Hitler-il Male, in una notte dell’umanità disseminata di sangue e di morte eppure desiderosa di vita.
Bellissimo, inquietante, drammatico e sincero. La storia per comprendere, vedere, agire. Il pennello strisciante di Yang grida parla, piange e spera. Da non perdere.
Fino al 2 settembre (catalogo Marsilio Arte)
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