Xi Jinping: «Non chiudersi in una stanza buia»

La politica a stelle e strisce non piace in Asia. anzi fa paura. Ma al  Forum Economico di Davos, la Cina propone la filosofia che segue in  economia: «Si guadagna insieme, si vince insieme»
(AP Photo/Ng Han Guan)

Il presidente cinese Xi Jinping ha dato, in apertura del summit di Davos, una lezione sulla globalizzazione dell’economia con un discorso che ha strappato applausi, citando economisti occidentali, conditi con detti popolari cinesi. «La Cina è il nuovo paladino della globalizzazione?», ci si chiede. Quello del presidente cinese è un secco no al protezionismo ed alle chiusure economiche, che non giovano a nessuno e non salvano da nulla. «Perseguire il protezionismo è come chiudersi dentro una stanza buia. Vento e pioggia possono pure restare fuori, ma resteranno fuori anche la luce e l’aria – ha detto Xi Jinping –. Nessuno uscirebbe vincitore da una guerra commerciale». È stato uno dei passaggi più importanti del discorso del presidente cinese.

AP Photo/Michel Euler
AP Photo/Michel Euler

Al 47° Forum Economico di Davos, la Cina è stata la prima protagonista, proponendosi come leader internazionale con la sua capacità di traino dell’economia mondiale. Questa volta, però, Xi sembra voler dare una speranza anche in campo politico, con un ampliamento dei protagonisti degli equilibri mondiali. Secondo il presidente, la globalizzazione non deve necessariamente essere monopolio dell’Occidente, o di una sola nazione che è stata leader mondiale fino a ieri, ma che oggi mostra un futuro incerto per il cambio di presidenza che avverà venerdì. Egualmente riguardo all’Europa, quali sono i nuovi scenari dopo la Bexit?

Xi propone apertura e non chiusura. La globalizzazione è un processo dal quale non possiamo tirarci indietro, che lo vogliamo o no: siamo tutti legati, un Paese con l’altro.

 

La politica a stelle e strisce in Asia non piace: anzi fa paura.

L’esempio del disastro provocato con le ultime guerre in Medio Oriente è un monito per le nazioni del Sud-Est asiatico: meglio un altro tipo di leadership, culturalmente più vicina alle sensibilità orientali. Oltre le accuse rivolte alla Cina di non rispettare i diritti dell’uomo e di non lasciare abbastanza libertà ai cittadini cinesi (accuse a volte vere, altre meno), forse è tempo di aprire gli orizzonti ed avere una visione “più” mondiale riguardo alla globalizzazione e guardare a nuovi attori d’investimento, soprattutto a quelli che non impongono vincoli troppo svantaggiosi ai loro partner commerciali.

Come alcuni economisti auspicano, è preferibile e più sicura un’apertura dell’Occidente industrializzato all’Estremo Oriente che non verso alcuni Paesi del Medio Oriente produttori di petrolio, che in realtà fanno il doppio gioco con l’Occidente.

Dal luglio del 2014 la China è in testa alle classifiche dell’economia mondiale.

Per il rilancio c’è bisogno di nuovi leader, che siano disposti a fare da locomotive. La Cina, questo sembra dire Xi Jinping, in questo momento storico del nostro pianeta ha tutte le carte in regola (denaro, volontà politica e coesione nazionale) per poter fare da traino dell’economia mondiale.

Ricordiamoci che la filosofia cinese in economia è semplicissima: «Si guadagna insieme, si vince insieme», win-win. Il cammino è avviato.

 

 

 

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