Xi Jinping in Europa

Si è appena conclusa la settimana del presidente cinese in Europa. L’ultima visita era stata nel 2019. Dopo la chiusura con la Russia, l’Unione europea non può permettersi di perdere i rapporti con la Cina, anche se la Via della Seta sembra un capitolo ormai chiuso
Il presidente cinese Xi Jinping e sua moglie, Peng Liyuan sull'aereo al Liszt Ferenc International aeroporto di Budapest, Ungheria, 10 maggio 2024. ANSA EPA/SZILARD KOSZTICSAK HUNGARY OUT

I vari scandali domestici e le due guerre (quelle più in vista nei media, fra le tante che si stanno combattendo) hanno tolto la dovuta visibilità alla visita del presidente cinese Xi Jinping in Europa. Le situazioni contingenti (almeno a casa nostra) sembrano aver aiutato il dragone cinese a continuare – anche in un momento che avrebbe meritato grande visibilità – a muoversi in controluce. Senza fare chiasso e senza suscitare reazioni particolari. Forse era proprio questo che sperava il leader cinese che tornava in Europa dopo 5 anni. Il suo ultimo giro nel vecchio continente, infatti, era avvenuto prima della pandemia, che sarebbe scoppiata proprio a casa sua e che ha lasciato un’ombra – e forse non si diraderà mai – sulla vera origine di quella che è stata una vera ecatombe mondiale. Non solo, in questi anni sono esplosi due conflitti – fra i tanti che si combattevano già e quelli scoppiati successivamente –potenzialmente capaci di diventare conflagrazioni mondiali: Russia-Ucraina e Medio Oriente.

Ed ecco Xi Jinping mettere piede nuovamente a casa nostra – vale a dire in Europa. Tre mete, le sue, molto diverse e probabilmente scelte con oculatezza orientale: Francia da una parte, Serbia e Ungheria dall’altra. Entrambi i poli si trovano in Europa ma sono lontani anni luce l’uno dall’altro, sebbene parte dell’Unione Europea. La Francia fa parte di quell’Occidente che ha fondato l’Europa unita, ma sempre più cerca di diventarne una realtà a modo suo, europea sì, ma anche con una certa autonomia e una leadership che tende a smarcarsi in occasione dei grandi eventi e delle situazioni drammatiche. Nella fattispecie, Macron ha sempre cercato un rapporto privilegiato con il leader cinese tentando di coinvolgerlo come mediatore nella questione russo-ucraina. In un contesto in cui l’Europa occidentale mostra una notevole difficoltà a muoversi nei confronti della Cina, quasi non sapesse cosa fare e cosa dire, il presidente francese, pur rendendosi conto del ruolo decisivo di quello che sta tornando ad essere il grande impero di mezzo, cerca delle vie per direttissima, mirando a diventare il partner economico europeo più importante del gigante asiatico. Dall’altra parte, Orban e Vucic sono, senza dubbio, i leader europei che si muovono più agevolmente con Pechino, che appoggiano e a cui si rivolgono in chiara alternativa agli Usa e agli interessi e sensibilità anche dell’Europa occidentale.

Macron ci ha tenuto a fare bella figura con l’ospite cinese. Ma non è la prima volta che si mostra come figura di spicco europea con i grandi dell’Asia. Ricordiamo che, in un recentissimo passato, è stato l’ospite d’onore della solenne parata per il Republic Day in India. Con Xi Jinping il presidente francese ha mostrato di saper usare un linguaggio adeguato, attentamente studiato, mostrando al partner asiatico di mirare ad accordi commerciali equilibrati e ad uno spirito di amicizia che possa durare negli anni a venire. Ha saputo anche coinvolgere l’Europa nel suo rapporto con la Cina, invitando Ursula von der Leyen e offrendole lo spazio necessario. Quello che emerge dagli atteggiamenti del presidente francese, tuttavia, non è una politica chiara, almeno dal punto di vista dell’Ue. Macron, infatti, sembrerebbe volersi assicurare l’appannaggio di un rapporto privilegiato con l’impero di mezzo. Resta, in vari osservatori, il dubbio che, invece desideri trovare vie per diminuire la dipendenza dallo strapotere economico e finanziario di Pechino. Una linea ambigua, quindi, almeno per certi versi.

Dall’altra parte dell’Europa, Orban e Vucic hanno fatto di tutto per mostrare un rapporto fraterno con Xi Jingping e confermare la loro vicinanza alla Cina nello scacchiere mondiale. Sono, infatti, leader dei due dei Paesi europei più favorevoli al gigante asiatico. L’accoglienza per Xi è stata calorosa a dimostrazione che questi Paesi non fanno sconti all’Europa per quanto riguarda i loro interessi economici e non solo. Inoltre, nel panorama generale della visita è chiaramente mancata la presenza tedesca. E questo suscita interrogativi – o conferme – sul peso reale che Sholz ha in Europa e nel mondo, come leader post Merkel, anche nei rapporti una volta quasi unitari con il governo di Pechino.

 

Il risultato di questa visita, allora, pare essere un’abile scelta diplomatica di Xi Jinping nel ravvivare rapporti di amicizia e collaborazione commerciale ed economica con Paesi dell’Europa occidentale come pure con alcuni della parte orientale del continente. Resta il dubbio – forse nemmeno troppo tale – che la scelta del leader cinese sia stata un’abile mossa per mostrare le crepe interne trasversali all’Europa. Non solo quelle fra Est e Ovest, ma anche all’interno degli equilibri fra i Paesi dell’Europa occidentale. Ecco, allora, una ulteriore evidenza della debolezza del nostro continente. Non si può trattare in modo frammentario con giganti ormai divenuti globali. Sarebbe necessaria una politica europea condivisa e maggiormente unitaria fra gli Stati, pur salvaguardando interessi locali, inevitabili e giustamente diversificati. Sarebbe necessario evitare che ciascun Paese navighi a vista cercando di stabilire rapporti privilegiati di amicizia e convenienza. È questo un ulteriore rischio per il ruolo sempre più problematico dell’Europa sullo scacchiere internazionale.

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