Wuhan e la pandemia
Anche se si cerca di “calmare” il mondo, la situazione desta reale preoccupazione. Come sta risposto il gigante asiatico alla sfida sanitaria?
Devo confessare che da queste parti è usuale mangiare alcuni degli animali selvatici oggi incriminati, 27 nella lista. In Vietnam, era pratica normale donare qualcosa di speciale all’ospite, qualcosa che non potrebbe mai mangiare altrove. Delicatezze come grossi pipistrelli, serpenti cobra e quant’altro si poteva trova foreste. Spesso si consumava il loro sangue misto ad alcool, oppure il cuore del cobra in un piccolo bicchierino di liquore, cuore che continuava a battere anche per 14 lunghissimi minuti dopo che era stato estratto dal corpo del povero animale.
Erano altri tempi: ora questo non è più possibile in Vietnam, dove queste pratiche sono proibite. Il cibo era molto ricercato e costoso e fruttava già a quel tempo. Quello che la guerra con gli Usa non era riuscita a distruggere, i trafficanti di animali selvatici ci sono riusciti in questi ultimi 30 anni, depredando le foreste del Vietnam e dei Paesi limitrofi da questi preziosi animali per l’ecosistema: destinazione finale? Cina, dove, ancora oggi il mercato rende non poco. Thailandia, Laos, Cambogia e Myanmar sono i territori che forniscono animali selvatici tropicali per i ricchi cinesi.
Uno dei business meno contrastato al mondo è proprio la tratta degli animali e delle loro preziose uova verso i Paesi più ricchi, dove la popolazione mette particolare attenzione alle loro presunte proprietà afrodisiache, di forza fisica e di cura: Medio Oriente e Cina. Una prova? Il cosiddetto “Pable Escobar delle uova di uccelli’’, ovvero Jeffrey Lendrom, già in prigione in Inghilterra per il fruttuoso traffico di uova di falco verso il Medio Oriente, sta aspettando l’estradizione verso il Brasile, dove lo vogliono in prigione per il resto dei suoi giorni. Da 30 anni, quest’individuo passa la vita tra la prigione, il traffico per centinaia di migliaia di dollari per poche uova e la fuga. Un criminale (un business di famiglia) a livello internazionale. The Guardian ha dedicato a lui pochi giorni fa una lunga notizia. Nel Sudest asiatico, tigri, orsi, elefanti e le grandi lucertole tuke komodo hanno una vita sempre più dura. Sembra proprio che gli esperti abbiano stabilito che il virus sia “saltato” dagli animali verso gli umani, scatenando, nuovamente, un contagio pericolosissimo, al momento inarrestabile e soprattutto incurabile. L’animale incriminato sembra essere proprio il pipistrello.
Nel momento in cui scrivo le agenzie riportano più di 106 morti con 4500 casi accertati solo in Cina, col resto del mondo che registra casi, ogni giorno crescenti. L’unica “medicina” efficace, al momento, è quella tradizionale cinese, naturale, con 38 casi già curati. Ma ci vorrà ancora un mesetto per il vaccino, a cui stanno lavorando letteralmente un reggimento di ricercatori. In effetti il governo cinese ha chiamato in causa i militari nazionali del Pla (People Liberation Army) per aiutare nel contenere il contagio. Migliaia di medici e infermieri militari sono accorsi verso la città di Wuhan e di tutta la regione dell’Hubei per bloccare il virus e dare il cambio ai medici e paramedici che sono stati infettati.
Durante le celebrazioni del capodanno lunare, qualcosa come due volte la popolazione dell’Europa si sposta in Cina, per raggiunge le proprie famigli di origine: ebbene, quest’anno, tutto questo è stato limitato. E la popolazione ha risposto con uno spirito di collaborazione che per noi occidentali (alcuni giornali hanno gridato allo scandalo contro i diritti umani) sono inconcepibili.
Cancellate le celebrazioni pubbliche praticamente in tutta la Cina, e Hong Kong sta chiudendo le frontiere a chiunque arrivi dalla regione di Hubei. Aerei di Usa, Italia, Francia e altri ancora sono in procinto di evacuare i propri connazionali per evitare contagi. E negli aeroporti ci sono speciali telecamere per captare la temperatura dei passeggeri in arrivo. Le gite organizzate dalla Cina verso i Paesi tropicali sono state proibite dal governo cinese e questo per evitare che il contagio raggiunga livelli di pandemia con effetti devastanti.
Nell’ascoltare la gente nel Sudest asiatico, si nota un senso di ammirazione per le misure che la Cina sta mettendo in atto: nessun altro paese in Asia ha un tale spirito di coesione e di risposta ai problemi nazionali come la Cina. In un mercato a Saigon si commenta: «Riusciranno anche stavolta a debellare quest’ennesimo problema: la Cina ha passato la fame e la carestia e sanno come essere uniti e unanimi». E un altro: «Ci hanno messo nei guai, ancora una volta, ma stanno facendo del loro meglio. Anche noi dobbiamo collaborare».
Al momento tutte le vendite di animali vivi sono proibite in Cina: sembra che la grande paura di una vera pandemia che potrebbe mettere in ginocchio il mondo intero stia dando un effetto auspicato da molti e da lungo tempo: fermare la vendita di animali vivi nei mercati, pratica ancora oggi in uso in tutto il Sudest asiatico. Come recita un famoso detto cinese: «Sotto il cielo siamo tutti un’unica famiglia» è oggi più che vero.