Woody Allen e il piccolo schermo

Da sempre il suo cinema si è immerso nella storia. Ma mai ha rappresentato gli anni '60 e una serie tv. Grandi attese per l'esordio del regista newyorchese in televisione
Woody Allen

Persino Woody Allen. Anche lui sta girando una serie tv. Ormai praticamente tutti i grandi. E come sempre più spesso accade, anche l’ambientazione del suo esordio sul piccolo schermo sarà vintage. Più nel dettaglio saranno gli anni ’60. I favolosi, mitici e soprattutto rivoluzionari anni’60. Musica, politica e tecnologia. Contestazione, sbarco sulla luna, Beatles, Doors e Rolling Stones.

 

Una spallata secca al decennio precedente, più luminoso e calmo, coi suoi ideali di famiglia, casa e sogno americano. Ricordate Happy days? Andava dal ’52 al ’62, era pieno di tenerezza e scriveva una regola valida tutt’oggi: le serie in costume funzionano, consentono soggiorni dettagliati nella storia, antica e recente. Ancora più dei film, che pure usano da sempre il passato per le loro trame – e spesso lo fanno incantando lo spettatore ‒ le serie penetrano i particolari di un tempo perduto e regalano a chi guarda il piacere duraturo del viaggio nella storia.

 

Da questo punto di vista il grande Woody parte anche addirittura avvantaggiato, visto che il suo cinema, a ben guardare, ama da sempre scivolare su e giù per il Novecento: Midnight in Paris, Pallottole su Broadway e Zelig erano passeggiate negli anni ’20; La rosa porpurea del Cairo attraversava la Grande Depressione; Radio Days omaggiava gli anni a cavallo tra i 30 e i ’40 e Broadway Danny Rose calpestava gli anni ‘50. Tutt’altro che difficile, dunque, immaginare che le inquadrature del genio Woody danzassero prima o poi con la turbolenza, l’energia e il dinamismo dei sixties americani. Del resto, quel periodo incandescente, il regista di Manhattan l’ha vissuto da ragazzo: nel ‘60 aveva 25 anni, e quindi un serbatoio pieno di energia e di voglia di costruire la propria identità di artista.

 

Come si intitola la serie che ha quasi finito di girare? Non si sa, e non si sa nemmeno di che parli esattamente. Si sa solo, ma forse è la cosa più importante, che il prodotto commissionatogli da Amazon video, Woody l’ha considerato da subito al pari di un film. Nessuna differenza, stessa identica cosa, solo sei ore e mezzo anziché due, ovviamente divise in capitoli, segmenti, puntate. Nessun veto né censura, libero di scegliere temi, attori, stile e personaggi. Autorialità del tutto rispettata, quindi, e c’è da credere, leggendo tra le righe delle poche interviste rilasciate dall’autore, che il contesto storico e culturale dell’ambientazione si faccia sentire eccome.

 

Del resto, il ritorno agli anni ’60 (per certi versi l’alba della contemporaneità) sta influenzando non poco l’immaginario della serialità televisiva d’autore. Impossibile non citare Mad men, la bellissima serie americana ambientata nella stessa New York della serie alleniana. Attraverso le storie di alcuni pubblicitari, e le loro inquietudini legate al successo e al denaro, si raccontano bene i grandi cambiamenti politici, sociali e culturali di quel decennio americano, e in quanto tale non solo americano.Fra i grandi eventi citati nel corso delle sette stagioni di Mad men andate in onda in Italia tra il 2008 e il 2015, ci sono la campagna elettorale per la presidenza tra Kennedy e Nixon,la crisi dei missili a Cuba, l’assassinio di John Kennedy e le lotte per la conquista dei diritti civili degli afroamericani.

 

Tanta roba, insomma, un po’ come accade in un’altra serie americana recentissima, sempre ambientata a New York, anche se stavolta durante il decennio successivo, quello dei ’70, e non più dedicata al mondo della pubblicità ma a quello della musica, del rock in particolare. Si intitola Vinyl e l’ha ideata, prodotta (e ne ha diretto il primo episodio) il gigante Martin Scorsese, che già in precedenza, con Boardwalk Empire, si era reso conto di come le serie tv stessero diventando terreno di grande qualità espressiva. Come Mad men anche Vinyl è uno specchio che racconta con precisione, e grande ritmo, come erano fatti quegli anni che per la loro forza condizionano ancora oggi quelli che viviamo noi. La speranza è che il genio di Woody Allen sappia cogliere l’occasione offerta dalla golden age delle serie televisive, e che la relazione tra lui e il piccolo schermo, per ora ai primi baci appassionati, possa essere lunga e portatrice di buona forza e freschezza espressiva. Dacci dentro Woody. Ti aspettiamo.

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