Wojtyla di tutti
Nel corso di una commovente e partecipata celebrazione eucaristica, sono risuonate le parole di Benedetto XVI: Beato te, amato papa Giovanni Paolo II, perché hai creduto
Sotto un cielo inaspettatamente limpido, in piazza San Pietro, oggi cuore palpitante del mondo, la commozione è palpabile. Sono le 10.36 quando papa Benedetto XVI dice emozionato: «Ecco, il giorno atteso è arrivato. È arrivato presto, perché così è piaciuto al Signore: Giovanni Paolo II è beato».
Improvviso, scoppia un boato: un applauso scrosciante e ininterrotto, accompagnato da canti, dal grido di gioia di oltre un milione di persone e dallo sventolio di bandiere e striscioni colorati. L’immagine di Giovanni Paolo, che la piazza vuole “santo subito”, viene scoperta e troneggia, sorridente, sulla basilica di San Pietro e sul mare di fedeli accorsi da tutto il mondo per rendergli omaggio.
«Quegli occhi – chiede commosso un commentatore televisivo ai colleghi, quasi dimenticando la diretta in corso –, quante volte abbiamo guardato quegli occhi?». Occhi dolci, buoni, ma pieni di temperamento. Lo stesso che ha fatto tuonare papa Wojtyla, dalla Valle dei Templi, in Sicilia, contro la mafia. Lo stesso coraggio, lo stesso amore, che gli ha fatto attraversare, con dolore e decisione, la lunga malattia che per anni lo ha consumato, fino al giorno della sua morte, il 2 aprile 2005.
«Già in quel giorno – continua il papa – sentivamo aleggiare il profumo della sua santità e il Popolo di Dio ha manifestato in molti modi la sua venerazione per Lui. Per questo ho voluto che, nel doveroso rispetto della normativa della Chiesa, la sua causa di beatificazione potesse procedere con discreta celerità». Dai palchi, ad ascoltarlo, autorità e capi di stato di tutto il mondo, rappresentanti di altre religioni e per le strade tanta, tantissima gente, accalcata davanti agli schermi o incollata alla televisione.
Il giorno scelto per la beatificazione, il primo maggio, primo giorno del mese di Maria ma anche memoria di
san Giuseppe lavoratore, continua Benedetto XVI, non fa altro che arricchire la preghiera per papa Wojtyla e ricordare il suo passato da operaio, la sua consacrazione alla Vergine Maria, con quel “Totus tuus”, “Tutto tuo”, che fu il motto del suo lungo pontificato: «Sono tutto tuo e tutto ciò che è mio è tuo. Ti prendo per ogni mio bene. Dammi il tuo cuore, o Maria».
Giovanni Paolo II, spiega il papa, «è beato per la sua fede, forte e generosa, apostolica… Oggi il suo nome si aggiunge alla schiera di santi e beati che ha proclamato durante i quasi 27 anni di pontificato, ricordando con forza la vocazione universale alla misura alta della vita cristiana, alla santità… Nel suo Testamento il nuovo Beato scrisse: “Quando nel giorno 16 ottobre 1978 il conclave dei cardinali scelse Giovanni Paolo II, il Primate della Polonia card. Stefan Wyszyński mi disse: «Il compito del nuovo papa sarà di introdurre la Chiesa nel Terzo Millennio”».
In tutti gli anni del suo pontificato, papa Wojtyla ha cercato di aprire a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici, invertendo, sottolinea Benedetto XVI, con la forza di un gigante, forza che gli veniva da Dio, una tendenza che poteva sembrare irreversibile. Questa è stata la grandissima causa per cui si è sempre impegnato e che ha annunciato lui stesso, in piazza San Pietro, nel corso della sua prima messa dicendo: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!».
Giovanni Paolo II, conclude papa Ratzinger, «ci ha ridato la forza di credere in Cristo, perché Cristo è Redemptor hominis, Redentore dell’uomo… Il suo messaggio è stato questo: l’uomo è la via della Chiesa, e Cristo è la via dell’uomo… Vorrei rendere grazie a Dio anche per la personale esperienza che mi ha concesso, di collaborare a lungo con il beato Papa Giovanni Paolo II… L’esempio della sua preghiera mi ha sempre colpito ed edificato: egli si immergeva nell’incontro con Dio, pur in mezzo alle molteplici incombenze del suo ministero. E poi la sua testimonianza nella sofferenza: il Signore lo ha spogliato pian piano di tutto, ma egli è rimasto sempre una “roccia”, come Cristo lo ha voluto. La sua profonda umiltà… gli ha permesso di continuare a guidare la Chiesa e a dare al mondo un messaggio ancora più eloquente proprio nel tempo in cui le forze fisiche gli venivano meno. Beato te, amato Papa Giovanni Paolo II, perché hai creduto!».
Tanti i momenti emozionanti della lunga celebrazione che si è svolta in piazza San Pietro: una messa partecipata e accorata, nel corso della quale si sono alternati canti di gioia e lunghi minuti di silenzio assoluto, sorrisi e lacrime di commozione. In contemporanea, in tantissime altre piazze di tutto il mondo, dal Circo Massimo a Cracovia ai santuari sparsi nei cinque continenti, si pregava, in una comunione che ha unito davvero tutto il mondo.
A sei anni dalla sua morte, Giovanni Paolo II rivive ciò che soleva dire in vita: i santi non invecchiano mai, non diventano mai personaggi del passato, uomini e donne di ieri, ma restano sempre testimoni del mondo futuro.