Wenders rende omaggio a Pina Bausch
A BolzanoDanza, un documentario in 3D del regista tedesco ricorda la coreografa che ha rivoluzionato con stile e creatività il teatrodanza
"Balliamo, balliamo, altrimenti siamo perduti”. Con queste parole della stessa Pina Bausch, che nascondevano, forse, la consapevolezza della sua malattia a nessuno svelata, si chiude il film-documentario Pina: l’opera che il regista tedesco Wim Wenders ha voluto dedicare all’artista scomparsa prematuramente due anni fa. Un capolavoro, che nasce come atto d’amore all’amica e coreografa divenuta icona della danza e del teatro per le sue innovazioni e la sua creatività. Presentato fuori concorso alla 61ª edizione cinematografica del Festival di Berlino nel febbraio di quest’anno e non ancora arrivato nelle sale italiane, è stato presentato in anteprima assoluta a Bolzano Danza.
Pina è un lavoro nato da un progetto comune di Wenders con la maestra del Tanztheater, il cui fulcro sono le riprese di quattro spettacoli fondamentali della parabola artistica della Bausch: Le Sacre du printemps (1975), Café Muller (1978), Kontakthof (1978) e Vollmond (2006). Gli estratti del documentario sono tutti filmati all’interno della Opera House di Wuppertal, sede della compagnia di danza: quel palcoscenico che ha visto ballare Pina apre e chiude le riprese, a simboleggiare la parabola della coreografa.
La pellicola alterna documenti di repertorio sia sul palco che durante le prove. Ci sono riprese in esterni e in mezzo alla natura di brevi coreografie che Wenders ha chiesto di ricreare ai danzatori della compagnia utilizzando il metodo “delle domande” tipico della Bausch. Si susseguono poi, folgoranti assoli e duetti ambientati negli spazi urbani della cittadina tedesca: la magnetovia, una fabbrica abbandonata, prati e boschi, il fiume o un costone roccioso, tutto diventa parquet per la danza.
Wenders e la Bausch, legati da profonda e lunga amicizia, avevano lavorato insieme alla sceneggiatura del documentario per un anno, fissando l’inizio delle riprese a metà del 2009. Ma la morte improvvisa della Bausch a due giorni esatti dal ciak blocca il progetto. Wenders non se la sente di procedere da solo e abbandona, ma le insistenze di molti, amici e parenti, e degli stessi danzatori del Wuppertal Tanztheater, lo hanno convinto a continuare il film e Pina è già pronto a gennaio 2011. In cento straordinari minuti di riprese in 3D, Wenders ci restituisce l’intensità del teatrodanza bauschiano, l’anima artistica e la vita di grande famiglia dei “danzattori”. E proprio a loro, inquadrati in intensi primi piani, è affidato un ricordo, un pensiero, una confessione legata all’incontro con la loro maestra. Il resto è un’immersione nella danza pura.
Sono memorabili alcune scene di Kontakthof in cui Wenders sfuma le immagini dei tre diversi allestimenti dello storico spettacolo della Bausch rimontato negli ultimi anni con interpreti anziani e poi con giovanissimi: un effetto commovente che grida la continuità della vita.