Wami: una bottiglia d’acqua per cambiare il mondo
Milioni di persone nel mondo non hanno acceso all’acqua potabile. La maggior parte vive in zone isolate e rurali e per raggiungere un pozzo o una sorgente deve percorrere diversi chilometri. Nella maggior parte dei casi, ad andare alla ricerca di acqua potabile sono donne e bambini che quotidianamente mettono a rischio la propria salute. Sembrano problemi lontani e difficilmente risolvibili nel nostro quotidiano ma non è così:
Giacomo Stefanini, durante i suoi studi, ha pensato ad un modo semplice ma efficace per aiutare le popolazioni più bisognose in Africa. Nel 2016 ha fondato WAMI, l’acqua che ha una vera e propria missione: realizzare progetti idrici nei villaggi bisognosi dell’Africa.
Come funziona? Il team di WAMI, insieme a partner esperti, individua le comunità più bisognose e studia il territorio per trovare falde acquifere sicure. Una volta selezionato il villaggio, è il momento della ricerca dei finanziamenti. È qui che entra in gioco la solidarietà di tutti noi, acquistando infatti una solo bottiglia si donano 100 litri di acqua potabile.
Per seguire la linea della sostenibilità, le bottiglie utilizzate sono 100% riciclabili e possono essere riutilizzate. L’acqua imbottigliata proviene inoltre dalle fonte Pradis, sulle Prealpi Carniche in Friuli ed ha un contenuto di sodio tra i più bassi in Italia.
Tra i progetti in corso c’è la costruzione di un acquedotto vicino al villaggio di Niassarang in Senegal, che porterà acqua potabile a 50 famiglie, per un totale di oltre 300 abitanti. Dal 2016 è stato già costruito un pozzo in Etiopia, presso la scuola elementare Ilu Dhina, che raggiunge oltre mille persone, di cui la maggior parte bambini; raggiunge anche villaggi vicini. Un altro progetto è attivo in Senegal, dove l’acqua potabile raggiungerà gli abitanti del villaggio di Eguilaye.