Vulcani e gelati

E' iniziato l'Avvento. Una fiaba al giorno, per grandi e piccoli, ci accompagnerà sul sito di Città Nuova. Perché anche tornare bambini è prepararsi al Natale.
avvento

«Mamma, guarda!» si lamentò Stefano, avvicinandosi a lei che stava chiacchierando con l’amica, mentre sulla stessa panchina la sorellina Alessia sfogliava un libro illustrato. In mano il bambino reggeva ancora il cono vuoto, senza più il gelato.

«Oh Stefy, l’hai fatto cadere ancora! Ma dove hai la testa? Tieni, prendi il mio… L’ho appena cominciato».

«La testa lui ce l’ha sempre fra le nuvole» ironizzò Alessia, senza staccare lo sguardo dalle figure del suo libro. Lei sì che aveva consumato coscienziosamente il suo gelato, e per giunta senza impiastricciarsi come il fratello.

Stefano finse di non sentirla, e felice andò a leccarsi il nuovo cono poco più in là, vicino alla vasca delle anatre.

La mamma lo vide allontanarsi sorridendo e, per giustificarlo, disse all’amica. «È un bambino dotato di molta immaginazione… come suo nonno. A volte s’incanta e sembra estraniarsi in qualche sua fantasia…».

Come appunto stava facendo adesso. Leccando leccando, ripensava al suo amichetto Rudy che aveva conosciuto l’estate precedente in vacanza a Stromboli. Dopo l’ultima violenta eruzione del vulcano, i genitori di Stefano non volevano saperne di ritornare laggiù. Troppo pericoloso. Peccato! L’avrebbe rivisto volentieri, quel figlio di pescatori…

Ma no, con l’immaginazione ora lui era di nuovo a Stromboli, insieme all’amichetto. Il vulcano era in eruzione, l’isola tutta in fermento, e invece di essere preoccupati o di fare le valigie gli abitanti erano in festa; di gente, anzi, ne arrivava altra dal continente. Specialmente i bambini erano eccitati, e sapete perché?… Beh, quella testolina di Stefano stava ideando un’altra delle sue storie fantastiche…

 

Un vulcano che erutta gelato, ci pensate che bellezza? Invece di lave ardenti, fiumi refrigeranti dai gusti più vari, spruzzi di amarena e rivoli di nutella; al posto dei lapilli, una grandinata di nocciole, e chi più ne ha più ne metta… Ecco il mondo che piaceva a Stefano.

Nella classe dove lui studiava (naturalmente con Rudy) la maestra, per l’occasione faceva ai bambini una lezione sui vulcani del mondo: una lezione da far venire l’acquolina in bocca!

Spiegava che non tutti i vulcani attivi della Terra eruttano lo stesso tipo di gelato; per lo più ne forniscono solo uno e solo pochissimi due e perfino tre (misteri del nostro pianeta!). Per esempio il Mayon delle Filippine eruttava stracciatella, l’Iztaccihuatl del Messico crema e il Kilauea delle Hawaii nocciola, per cui la gente del posto s’era un po’ nauseata e invidiava, che so io, i congolesi o i giapponesi, che grazie al Nyamlagira e al Fujiyama potevano farsi scorpacciate di vaniglia e cioccolata, a volte perfino con panna.

Invece lo stravagante Erebus del Polo Sud, che spuntava tra i ghiacci eterni, inutilmente eruttava quantità enormi di crema a zabaione. Col freddo che faceva, solo un pazzo avrebbe osato leccare un gelato in quelle terre desolate!

Fortunato chi, avendo i mezzi economici, poteva andare a fare le vacanze dove esistevano vulcani in attività. Poveretto invece chi, davanti al suo vulcano spento da secoli, se non da millenni, doveva restarsene a bocca asciutta.

 

Nella sua lezione, la maestra ricordava anche gli inconvenienti dovuti alle eruzioni: come minimo, dei solenni mal di pancia dovuti all’ingordigia. Senza contare che diverse città, sorte ai piedi dei vulcani, erano state distrutte dalle colate di gelato: come Pompei ed Ercolano sepolte, nel 79 dopo Cristo, da una marea di crema al cioccolato scaturita dal Vesuvio e, in epoca più recente, la cittadina di SaintPierre, nella Martinica, ricoperta dalle lave al pistacchio del Monte Pelée.

A Stromboli, si era fortunati: forniva gelato di due tipi, fragola e banana; e inoltre quello in eccesso finiva in mare, evitando di invadere i campi coltivati.

«Che lezione interessante! – pensava tra sé Stefano, che già si vedeva raccogliere nel secchiello che s’era portato appresso cucchiaiate di gelato di quei due gusti, che a lui andavano benissimo –. Ma quando si va sullo Stromboli, maestra?»

 «Quando arriva il pullmino che ci porterà fin sulle pendici del vulcano, là dove si può degustare il gelato.

Più tardi Stefy e Rudy con i loro compagnetti, maestra in testa, vennero sbarcati sul posto. I bambini tutti eccitati si indicavano l’un l’altro le colate di gelato, attorno a cui si affollavano folle di golosi. Il sole picchiava, ma come si può immaginare intorno c’era una deliziosa frescura… Ah, che bella cosa le eruzioni!

E mentre così sognava, Stefano non si accorse di aver lasciato nuovamente cadere il suo gelato: quando ritornò in sé e si ritrovò col cono vuoto in mano, guardò a terra, dove quello finiva di sciogliersi e, desolato, gridò: «Mamma, guarda cosa ho fatto!».

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