Voto anticipato sul nucleare
Il referendum consultivo si svolgerà contemporaneamente alla consultazione amministrativa
Con un mese d’anticipo sulla consultazione referendaria nazionale, i sardi domenica e lunedì – oltre alla tornata elettorale amministrativa in 97 comuni compreso il capoluogo di regione Cagliari – saranno chiamati a pronunciarsi con un referendum consultivo sulla possibilità di impiantare centrali nucleari sull’isola e di stoccare le scorie sul suolo sardo.
L’iniziativa è scaturita da una raccolta di firme, avviata non appena il governo, oltre un anno fa, ha parlato di ritorno al nucleare per sopperire alla dipendenza del nostro Paese dagli idrocarburi esteri per la produzione di energia elettrica.
Tra i siti dove piazzare una centrale con le relative scorie si era parlato della Sardegna, visto il suo basso rischio sismico. Diversi gli interventi a favore di questa possibilità, non ultimo anche quello dell’astrofisica Margherita Hack.
L’eventualità di un ritorno al nucleare con epicentro l’isola aveva scatenato le ire di molti esponenti politici e della società civile sarda, con in testa le forze autonomistiche ed indipendentiste che, insieme ad una parte del centro sinistra, hanno dato vita ad una raccolta di firme per chiedere alla regione un referendum consultivo contro il nucleare. In pochi mesi sono state raccolte le firme necessarie e la regione ha deciso di unire la consultazione alle elezioni amministrative.
Rimasto un po’ in sordina per alcuni mesi, il tema nucleare è riesploso quando il Governo ha ribadito la scelta del nucleare, sia prima che durante la tragica vicenda di Fukushima, salvo poi sospendere tutto e rinviare le scelte attuative del programma, inficiando la consultazione referendaria di giugno.
Nonostante ciò la Regione ha deciso di mantenere il referendum, tanto che anche le forze di maggioranza, fino a quel momento non eccessivamente schierate a favore della consultazione, hanno rotto gli indugi e si sono apertamente dette contrarie al nucleare nell’isola.
Nei giorni scorsi il presidente Cappellacci ha inviato un appello ai sardi attraverso la stampa locale nel quale chiede di andare a votare in modo da raggiungere il quorum del 33 per cento dei votanti, rendendo valido il referendum. «Il 15 e 16 maggio – ha affermato Cappellacci – noi sardi siamo chiamati a compiere una scelta importante: dire cosa pensiamo del nucleare in Sardegna. Cioè far sapere a tutti gli italiani se siamo disponibili ad accogliere, nella nostra terra, centrali atomiche e depositi di scorie radioattive, oppure se siamo contrari. Sono certo che ciascuno di noi, in cuor suo, ha già un’idea molto precisa a riguardo, e che difficilmente la cambierà. Ma non è questa la sede opportuna per entrare nel merito delle libere scelte di ciascuno di noi. È, invece, la sede per un appello. Perciò è necessario andare a votare. Perché il risultato del referendum sarà valido solo se avrà votato almeno un terzo degli elettori. Diversamente sarà nullo, e altri decideranno per noi. Mentre la democrazia, nella nostra isola, avrà fatto un passo indietro».
Anche la stampa locale ha diffuso materiale di propaganda schierandosi apertamente contro il nucleare. A sentire le voci di strada, la vittoria dei contrari sarebbe certa nei 97 comuni dove si eleggeranno i sindaci. Difficile invece negli altri centri nei quali l’elettore dovrà recarsi al seggio solo ed esclusivamente per dare il suo parere, una prassi più svizzera e nord Europea che italiana.