Vorrei andarmene
«Sbaglio spesso con i miei due figli. Vorrei lasciare tutti e andarmene».
Valentina - Savona
Penso che occorrano due ingredienti educativi fondamentali nell’avventura dell’educare: la pazienza e il coraggio. Oggigiorno la pazienza è una virtù rara ma necessaria. Pazienza significa mettere in gioco un grande lavoro di abilità che comprende la calma, la diligenza, la costanza, ma soprattutto, il sostegno, la fiducia. La pazienza, nel rapporto educativo, significa credere ed essere fermamente convinti che nulla può sostituire il rapporto vis-à-vis, con i propri figli. È infatti grazie a questo costante rapporto personale che si risponde al bisogno profondo di appartenenza presente in ciascuna persona, ed in particolare nei nostri figli. Pazienza nel saper tollerare a lungo non solo i continui sbagli, ma soprattutto la fatica nel constatare che spesso i miglioramenti sono scarsi. Pazienza nella convinzione che quello che conta non può essere misurabile solo in termini di abilità e progresso, ma anche in presenze efficaci e fedeli.
E poi, il coraggio, che è quella virtù che dà pregio ai nostri sforzi, ai nostri sentimenti. Il coraggio che dà la forza non solo di ammettere i nostri sbagli e limiti, ma anche di impegnarci nell’ampliare le nostre conoscenze col fine di amare meglio e in modo personale chi ci sta di fronte. Ha ragione Fulvio Scaparro, quando, a proposito della relazione educativa dice: «Il coraggio di impostare la relazione educativa sull’esempio, sul rispetto, sull’apprezzamento delle diversità e sulla valorizzazione dell’autonomia e dell’indipendenza e dunque della responsabilizzazione individuale».
Il coraggio, inoltre, di essere buoni e generosi con tutti, perché tutto questo non è segno di debolezza, ma di una relazione alta e intelligente.
Il coraggio, carissima Valentina, di rimanere, perché i suoi figli hanno bisogno di lei, hanno bisogno di una madre che, anche se non è perfetta (che brutto sarebbe esserlo!), è, nonostante le fragilità, umana, molto umana.