Il volto relazionale della Chiesa

La crisi di oggi come occasione per rivedere l’azione pastorale

L’estate di solito è un momento cruciale nella pastorale giovanile. Parrocchie e movimenti ecclesiali si attivano nell’organizzare campi estivi, esperienze di volontariato, missioni all’estero… per offrire ai giovani esperienze che tocchino la loro vita e la trasformino. Quest’anno la pandemia ha bloccato tante di queste iniziative. Lo spazio vuoto, però, è un’opportunità per sviluppare risposte pastorali creative.

Il Sinodo dei giovani ha insistito sull’importanza di formare accompagnatori di qualità, con esperienza di fede e di umanità, disposti a percorrere un pezzo di strada con i giovani, che cercano nella Chiesa un volto relazionale ed empatico. Non vogliono accompagnatori perfetti, ma compagni di cammino che si siano misurati con le proprie debolezze e fragilità, e offrano testimonianza luminosa della loro fede in Cristo, capace di fare nuove tutte le cose.

In particolare gli accompagnatori devono essere formati nell’arte del discernimento. Devono diventare esperti nel riconoscere l’azione di Dio che parla e agisce nel cuore. I giovani – come gli adulti – sono spesso scollegati dal proprio cuore, sommersi in una marea di rumori. L’accompagnatore dovrà aiutarli ad entrare dentro di sé, per scoprire il Dio che gli viene incontro, «qui e adesso». Ricorderà che non c’è nessuna circostanza migliore per incontrare Dio che il momento presente, l’unico che abbiamo tra le mani. Dio non lo trovo ieri o domani, e neanche nell’aspettare condizioni più propizie per l’incontro. Gesù bussa alla porta del nostro cuore oggi, e vuol cenare con noi lì dove siamo.

Formare nel discernimento significa che non è importante dare risposte, quanto aiutare il giovane a farsi le domande giuste. Questo comporta il rischio di scommettere sulla sua libertà, con pazienza e umiltà, rispettando il suo ritmo. Specialmente nella formazione affettiva, non dare regole o risposte preconfezionate, ma sfidare i giovani perché leggano nel proprio cuore cosa sta accadendo. «La verità vi farà liberi» può diventare una guida sicura in questo senso. Il Sinodo ci ha ricordato che verità, libertà e carità non si possono separare . Non è una legge astratta, ma un’esperienza che i giovani sono capaci di scoprire nel proprio cuore.

Loro sanno riconoscere se le esperienze li unificano o li frammentano dentro, se creano comunione o se li separano dall’altro, se gli danno energia vitale o se li esauriscono. L’accompagnatore, piuttosto che dare giudizi, dovrà aiutare i giovani a riconoscere nelle loro esperienze quando c’è libertà e verità, e quando mancano.

Ogni crisi comporta un pericolo, ma anche un’opportunità. Non possiamo superare la crisi di oggi usando metodi e logiche di ieri. Forse questo contesto è un’occasione per rivedere la nostra azione pastorale, senza paura di metterci sulla strada della conversione.

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