Voi siete miei fratelli e sorelle

Un monaco buddista, conosciuto nel Movimento dei Focolari con il nome di Luce Ardente, racconta il suo straordinario rapporto con Chiara Lubich.
Chiara Lubich e Luce Ardente

Egregi signori e signore, cari fratelli e sorelle1, innanzitutto, ringrazio con tutto il cuore i dirigenti del Forum per avermi conferito il premio “Civiltà dell’amore”. Il tema dell’edizione di quest’anno è “In ricordo di Chiara Lubich: le sfide del dialogo interreligioso”. Se oggi mi trovo qui è grazie a Chiara Lubich, che chiamo Mamma Chiara, per il nuovo stile di dialogo che mi ha trasmesso.

Un monaco doppiamente felice 

Ero un monaco semplice. Dopo aver conosciuto Chiara Lubich, rimango un monaco semplice come prima, ma doppiamente felice. Sono un monaco felice, non perché vengo dalla Thailandia, terra dei sorrisi, ma per la gioia che sento, è quella per aver trovato il modo per fare del mondo un’unica famiglia, secondo gli insegnamenti di Chiara; il suo carisma dell’unità, l’eredità che ha lasciato a tutti noi. 

Ero un monaco itinerante, spostandomi da un tempio ad un altro in cerca di capire, dai vari Maestri, il vero senso del mio essere monaco nel buddhismo. 

Oggi, dopo aver conosciuto Mamma Chiara e d’accordo con il mio superiore, continuo ad essere un monaco itinerante, perché voglio diffondere il messaggio della fratellanza universale a più persone possibili. 

Il mio tempio è un pulmino che mi porta da una predica ad un’altra, nei posti più svariati: da una scuola ad un ufficio governativo o privato, oppure una prigione; parlo sia agli adulti che ai piccoli. La sera corro alla sede di una radio per il mio programma radiofonico. Posti diversi, pubblico diverso, ma il messaggio è sempre lo stesso: siamo fratelli e sorelle, anche se siamo diversissimi da tanti punti di vista: razza, nazionalità, cultura, e non per ultimo la religione; siamo membri di un’unica famiglia. 

Costruire un mondo unito 

La Thailandia è una nazione a maggioranza buddista. Grazie al nostro amatissimo Re, che è protettore di tutte le religioni, c’è la presenza di tante religioni; ogni cittadino thailandese è libero d’esercitare la propria fede. Storicamente c’è stato anche un periodo in cui un piccolo gruppo di buddisti erano diffidenti nei confronti dei Cristiani. Ma è ormai una cosa passata. 

I thailandesi, in genere, ammirano quello che la Chiesa Cattolica fa nel campo educativo, sociale e sanitario. C’e’ stato anche qualche tentativo di dialogo. Ma erano tentativi formali o scambi superficiali. Sì, c’è una coesistenza superficiale, pacifica, ma non c’è un forte e chiaro legame fraterno e di amicizia come dovrebbe esserci. Nel sud del Paese ci sono delle regioni con musulmani. Per motivi politici, viene fuori, in questo periodo, un conflitto sanguinoso, presentato come una guerra tra le religioni. 

Di fronte ad uno scenario del genere, mi viene spontanea la domanda: cosa fare, perché non ci siano conflitti tra buddisti e musulmani nel sud; cosa fare, perché non ci accontentiamo solo di una coesistenza pacifica, ma superficiale, tra buddisti e cristiani? Queste domande si inseriscono in una domanda molto più grande e mondiale: cosa fare, perché possiamo vivere in un mondo unito e costruire un mondo dove ci sia la pace? 

“Mamma Chiara” 

Ho trovato la risposta quando ho conosciuto il Movimento dei Focolari in Thailandia e poi Mamma Chiara in Italia. Ho conosciuto Mamma Chiara circa 13 anni fa. Mi ha parlato di lei un giovane buddista, in contatto con i giovani del Movimento dei Focolari e vi racconto come l’ho conosciuta. 

Quando, per la prima volta ho visto una foto di Chiara, ho avvertito in lei una forte luce che arrivava verso di me. Nacque allora in me il desiderio di conoscerla di persona. Nel frattempo, conobbi i membri del Movimento in Thailandia. Posso dire che ho iniziato a conoscere Chiara, attraverso la testimonianza dei suoi figli in Thailandia. 

Ho avuto l’opportunità di trascorrere un periodo a Loppiano, la cittadella del Movimento, vicino Firenze: è stata un’esperienza bellissima per me. Cito solo un piccolo fatto, per me particolarmente significativo: una mattina, trovai lucidati i miei sandali che avevo lasciato, sporchi, fuori dalla stanza, la sera prima. Alla mia domanda sul perché di tale gesto, mi risposero: “Perché ti vogliamo bene”. 

Capii che ogni atto, grande o piccolo, può essere un atto d’amore per gli altri. Questo per me è stato l’inizio di una scoperta, che continua tuttora, sul significato dell’amore vero; ho capito l’Agape, che spesso io assoccio all’insegnamento del buddismo sul “Metta Karuna”. 

Finalmente arrivò il momento tanto atteso: il mio primo incontro, faccia a faccia, con Chiara Lubich. Non saprei, ancora oggi, descrivere bene quell’evento. Fui molto colpito dalla sua persona, un’atmosfera che non avevo mai incontrato prima. 

Mi parlò della sua esperienza nell’essere una cristiana, e mi parlò dell’unità, del carisma che ha ricevuto da Dio. Volle anche conoscere il buddismo e quello che possiamo avere in comune. Direi che ci fu una comunione d’anima mai sperimenta in vita mia. Mi ha trasmesso qualcosa di nuovo. Infatti d’allora in poi la chiamai “Mamma Chiara”. Mi sento anch’io figlio suo. E forse per la luce che ho ricevuto, o per il desiderio di voler diffondere questa sua passione per l’unità a più persone possibili, Mamma Chiara mi chiamò, da quel giorno in poi, con un nome che mi piace molto: “Luce Ardente”. 

Durante il mio soggiorno in Italia, ho avuto altre due esperienze molto significative. La prima fu l’incontro con il Papa Giovanni Paolo II e sentii il suo grande amore per tutti. La seconda fu una visita ad Assisi, per conoscere la vita di san Francesco. Mi ha molto colpito la sua semplicità e il suo amore per tutte le creature, che è una caratteristica molto cara a noi buddisti. 

Chiara in Thailandia 

Ritornato in Thailandia, il mio Maestro Ajahn Thong, un monaco molto famoso per la sua spiritualità ed esperto per la tecnica di meditazione vipassana in Chiang Mai, nel nord della Thailandia, rimase stupito di come mi avesse trovato trasformato dopo l’incontro con Mamma Chiara. Così, il Maestro Thong, nonostante la sua età, volle fare un viaggio in Italia per conoscere Mamma Chiara personalmente e visitare Loppiano. 

Al suo rientro, nel 1997, il Maestro Thong, ha voluto invitare Mamma Chiara (la chiama così anche lui) in Thailandia, a Chiang Mai, per farla incontrare con un grande numero di buddhisti, monaci studenti nell’università buddhista, compresi anche altri monaci, monache, e laici. Il Gran Mastro Ajahn Thong così la presentò a tanti fedeli buddisti: “Mentre siamo nell’oscurità e qualcuno ci porta una luce, non ci si chiede se costui è un uomo o una donna, un giovane od un anziano. Mamma Chiara ci parlerà della luce che ha scoperto”. Mamma Chiara parlò della sua esperienza da cristiana, di come vivere le parole di Gesù nella vita quotidiana. 

Tanti punti in comune 

Mamma Chiara ha fondato il Movimento dei Focolari basato sull’amore. Lei ha usato l’arcobaleno come simbolo di questo amore che si esprime in mille modi, come i colori dell’arcobaleno che non hanno divisioni e sono sempre una cosa sola. In contatto con la vita del Focolare, ho scoperto tanti punti che abbiamo in comune. Per esempio, il buddismo ci insegna a “dimenticare il passato, non pensare al futuro, di stare nel momento presente”, cioè essere sempre coscienti in ogni istante. Il Budda ci insegna a “staccare, lasciare, fare il vuoto, senza legami mondani, per renderci liberi”. 

Direi che la vita di mamma Chiara è come quella di un Monaco buddista; cito solo alcuni punti. 

1. Chiara vive la verginità, così come i monaci.

2. Il pensiero di Chiara è intriso d’amore; quello che riceve lo distribuisce ai bisognosi; forma le persone secondo la saggezza; scaccia i conflitti e le dispute.

3. Chiara è amabile, forte, conosce il modo di pregare, diffonde gli insegnamenti; controlla bene ogni passo; è eloquente e profonda; trascina le anime verso l’alto. Attraverso quanto ho sperimentato della vita di Chiara Lubich, ho imparato tante cose tra cui: amare tutti, amare sempre, amare subito, amare con gioia, in modo silenzioso, semplice e umile. Cancelliamo la parola “nemico” dal nostro modo di pensare. Non guardiamo l’altro cercando di vedere il negativo. Tu sei buono, io sono buono ed uniamo il nostro positivo. Se noi faremo così, noi tutti, nel mondo intero, faremo parte della stessa famiglia. 

Nella comunità del Movimento dei Focolari in Thailandia, ci sono tanti collaboratori buddisti che danno il loro contributo per costruire l’unità nell’amore, affinché ci sia nel mondo più unità, per costruire la pace. Dico spesso ai miei fratelli e sorelle cristiani del Movimento: “Mamma Chiara non è solo vostra, ma lei è anche di noi buddisti. Anzi, lei appartiene al mondo intero”. 

Trovandomi in mezzo ai membri del Focolare, non mi sento diverso da loro. Io sento che con loro abbiamo un qualcosa che ci unisce, siamo come fratelli, anche se abbiamo una religione diversa. Guardiamo a noi che siamo in questa sala: abbiamo la pelle di colore diverso: qualcuno è bianco, qualcuno è nero; io vengo dall’Asia e la mia pelle è gialla. Ma in realtà noi abbiamo lo stesso colore del sangue, rosso. Questo significa che il colore della pelle è solo un colore esterno, mentre il colore del sangue è una cosa più profonda. 

Tutti noi cerchiamo la felicità e soffriamo allo stesso modo. Voi siete miei fratelli e sorelle. 

 

1 Discorso del monaco buddista, conosciuto nel Movimento dei Focolari come Luce Ardente, alla cerimonia di conferimento del Premio internazionale“Civiltà dell’Amore” (Rieti, 26.10.2008).

 

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