Vogliamo suonare ancora!

È la richiesta dell’Orchestra Sinfonica di Roma che con la chiusura della stagione dopo appena 12 anni di vita è sul punto di chiudere a causa dell’esaurimento dei finanziamenti.
Orchestra sinfonica di Roma

Lo striscione campeggia sul palcoscenico dell’Auditorium della Conciliazione, a Roma, il 25 maggio, data della chiusura della stagione dell’Orchestra Sinfonica di Roma e della fine anche– così sembra – dei 12anni della fondazione. Mancanza di fondi, il direttore Francesco La Vecchia si è dimesso. Oltre 70 giovani musicisti a casa. Sembra un assurdo.

L’Italietta che ha chiuso le orchestre sinfoniche di Napoli, Roma, Milano della Rai, ora assiste anche a quest’altra fine, impotente nella decadenza culturale di quello che era il Belpaese e della gioventù artistica messa sulla strada.

Per questo è angoscioso ascoltare l’orchestra in Mendelssohn, musicista che esegue con una scioltezza straordinaria – meravigliosi i violoncelli –,  diretta da Marius Stravinsky con il bis travolgente della mozartiane Nozze di Figaro. Il pubblico festeggia lungo, non vorrebbe più uscire dalla sala. Muore una orchestra e non è un bene per Roma e l’Italia.

Risorgerà? Chissà se il sindaco Marino troverà tempo per pensarci sul serio, se il ministro dei Beni culturali Franceschini farà qualcosa anche per questi giovani artisti, così come fa per Santa Cecilia, La Scala, l’Opera di Roma. È lecito domandarselo, nel timore che anche in questo campo ci siano “figli di un dio minore”.

Su https://www.change.org/it si può firmare la petizione perché si faccia qualcosa. Speriamo che i politici dalla tante promesse e qualche mecenate si scuotano…

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