Voglia di leggerezza
Anche in questo periodo così triste, può la voglia di leggerezza essere un valore per la nostra vita? Italo Calvino nelle Lezioni Americane proponeva la leggerezza come un valore per la letteratura del nuovo millennio. Ma la leggerezza può essere un valore anche per la nostra vita? Leggerezza significa togliere pesantezza al maggior numero possibile di azioni e pensieri quotidiani. Emblema della leggerezza è la danza. Paul Valery scriveva: «La vita è una donna che danza».
Oggi sembrano parole fuori luogo. Viviamo un periodo in cui parlare di leggerezza pare inopportuno. E di danza? I teatri sono chiusi, le discoteche anche. La pandemia ha causato malattia e morte, ma anche smarrimento, stravolgendo il tessuto sociale a cui si era abituati. La paura che tanti provano paralizza, appesantisce i muscoli del corpo e dell’anima. È stato sempre così nella storia. Quando si è nei guai, non si balla. Ma quando tutto passa, esplode la danza.
Dopo la fine della Prima guerra mondiale, con tanto di epidemia spagnola allegata, la gente fu presa da una tale euforia che esplose nel ballo del Charleston, uno dei più allegri di sempre. Ci sono state ondate di guerre, di epidemie, seguite da ondate di balli. È la voglia di leggerezza che riemerge. Durante la peste del ’300 uno dei temi iconografici che prese piede fu la “danza della morte”. Uomini e donne di ogni estrazione sociale venivano raffigurati mentre danzavano con degli scheletri.
Il motivo di queste rappresentazioni era sia il memento mori (ricordati che devi morire), sia il richiamo all’uguaglianza di tutti davanti alla morte. Ma ci sono studiosi che danno a questa danza una connotazione ironica, quasi fosse un tentativo di scherzare in modo irriverente sulla tragedia che si stava vivendo. Un modo, sebbene un po’ macabro, per mettere leggerezza.
Vicino ai nostri giorni troviamo un esempio ben più luminoso. È quello di Madeleine Delbrêl, francese che ha vissuto entrambe le guerre mondiali e che ha impegnato la vita nell’attività di assistente sociale fra le classi più povere. Nonostante la sofferenza che vedeva e condivideva ogni giorno, lei dava un valore importantissimo alla leggerezza. Voleva fare della sua vita una danza, mettere leggerezza in ogni sua azione.
Voleva danzare «questa corsa che dobbiamo fare, questi conti, il pranzo da preparare, questa veglia in cui avremo sonno… la danza del lavoro, quella del caldo, e quella del freddo». Allora, la leggerezza può essere un valore anche per la nostra vita? Certo. Facendo come Madeleine.