Voglia di comunicare

Appena potevo scappavo di casa e correvo alla riva del lago. Correvo a perdifiato, schizzavo nell’acqua, mi inebriavo di sole… Intercity Venezia-Bologna. Nella carrozza gremita di gente che parla ad alta voce, tra suonerie di cellulari a tutto volume, il ragazzino che corre sulla riva del lago è soltanto nella mia fantasia e sul foglio sul quale scrivo a matita. Quando viaggio è il momento più propizio per scrivere racconti. So eclissarmi facilmente dal caos attorno e immergermi in un mondo che mi sembra più reale. Per un attimo mi distrae una ragazza che siede dall’altra parte del corridoio, sul sedile di fronte. O meglio, mi attrae il piccolo notes che ha sulla ginocchia e sul quale scrive con una calligrafia ordinata e continua. Scrittura creativa, penso. Che stia scrivendo per Formato A4/scrittura creativa, la nuova rubrica lanciata su Città nuova?. Poi torno sul mio lago… Dove si è arrestato adesso il treno, Rovigo, Ferrara? Io sono ancora sul lago… Mi vedo porgere alcuni foglietti di notes e mi sento dire: Sono per lei. È la ragazza che scriveva, ma la vedo soltanto di spalle, mentre si affretta a scendere. Non ho neppure raccolto il suo volto.Ma ho il suo mondo interiore: Musica rock, altissima, di prima mattina, senza caffeina e con la nebbia. Praticamente un suicidio, un mal di testa più che assicurato, tuttavia necessario per evitare questa tipa qua di fronte che bercia sui servizi scadenti di Trenitalia. (…)Mi aspettano alla stazione, o meglio, mi aspetta uno, uno solo, che ha il doppio dei miei anni, non direi bello, ma ogni volta che mi guarda mi fa sentire una coltellata nel petto… non saprei nemmeno come spiegarlo. Vorrei solo stare con lui (…) mmh… magari finisco in convento! (…) Un signore qui di fronte a me scrive con una calligrafia piccolissima ed ordinata. Mi chiedo se lavora o se scrive anche lui quello che vede, quello che pensa. Forse sì, non ha l’aria concentrata. Sembra quasi che sorrida. Confesso che mi piacerebbe saperlo. Chissà. Ho lasciato tra parentesi sentimenti e accenni ad una storia personale, intima, che la ragazza ha affidato ad uno sconosciuto. O forse non sono proprio tale. In quella cacofonia anonima, dove tutti parlano senza dire niente (lei scrive: sghignazzano ad alta voce) ha avvertito una sintonia con me (come io con lei): la capacità di sorriso e di riflessione, doti semplici ma oggi divenute rare. Abbiamo tutti bisogno di comunicare. Forse manca chi sa ascoltare.

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