Voci dall’isola
Gli abitanti del Giglio sono stati tra i protagonisti dei soccorsi. La testimonianza di uno di loro
Forse non si saranno fatti in quattro, ma sicuramente almeno in tre: i 1500 abitanti del Giglio, infatti, si sono prestati da subito a dare soccorso ai 4500 naufraghi della Concordia. «D’inverno siamo in pochi a rimanere sull’isola – spiega Ido Cavero, che lavora al porto – e davvero non credo avremmo potuto fare di più». Anche lui, con la sua barca, è stato tra quelli che hanno aiutato ad evacuare la nave: «Sono stato in mare fino alle quattro del mattino – riferisce – ed altri miei amici sono rimasti sulla Concordia fino all’ultimo, poco prima dell’alba».
Nemmeno chi era rimasto a terra ha dormito quella notte: chi ha procurato vestiti e coperte, chi ha aperto le porte di casa propria, chi ha cercato anche solo di stare vicino ai superstiti impauriti : «Io non ho certo avuto il tempo né il modo di parlare con loro – racconta Cavero – ma chi ha accolto ha cercato di dare sostegno anche umano».
Il gigliese ridimensiona anche le accuse di cattiva gestione dei soccorsi: «Certo ci sarà stata una piccola parte dell’equipaggio che non ha fatto il suo dovere – ammette – ma non sarebbe stato possibile portare tutti a terra senza la piena collaborazione del personale della nave. Al di là della confusione, non credo si sarebbe potuto fare meglio di così». Anche da parte delle autorità c’è stato pieno sostegno: «Qui ci sono ancora carabinieri, vigili del fuoco, finanza…sembra di essere in un film. Speriamo che torni presto la normalità».
Ritorno alla normalità che purtroppo non sarà facile, anche se ormai tutti i superstiti hanno lasciato il Giglio: «Mi chiedo come faranno a togliere il relitto da lì – osserva Cavero –, quella carcassa fa paura». Il pericolo non è soltanto quello di uno sversamento di carburante: «Una nave è una vera e propria città – spiega – ci sono cibi deperibili e tanti altri materiali che non possono finire in mare».