Vladimir Jurowski

Vladimir Jurowski

Gianni Schicchi: la più bella opera di Puccini? Gli amanti di Tosca o di Bohème forse lo negheranno: breve (un atto) commedia e non dramma commovente, popolarità non troppa. Ma, guidata dal fremente russo con gesti ampi, severi, l’opera (1918) con la storia di Gianni, che imbroglia i parenti di Buoso Donati morto, sostituendosi a lui, e testando in proprio favore, è ben più di una commedia, sulla scia del Falstaff verdiano. Attraversata da una arguzia toscana spiritosa e non pesante, è fresca come l’amore di Rinuccio e Lauretta. Un ritmo teatrale al punto giusto, solari espansioni liriche (“O mio babbino caro”), punzecchianti pizzicati e “concertati” divertenti fanno finalmente sorridere: la vita è bella, pare dire il solitamente malinconico Puccini. Ottimo il cast: il grande Juan Pons, gli innamorati (Saimir Pirgu, Adriana Krucerova), leggera l’orchestra.

Morbosa invece Una tragedia fiorentina (1917), atto unico di Alexander Zemlinski, da Wilde, dramma “decadente” di gelosia e morte. Lussuoso e cupo, diretto da Jurowski con sicurezza, strumentalmente complesso, appare oggi forse un po’ datato, nonostante un cast di alto livello. Di amori folli e morti folli siamo un poco stanchi.

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