Vivere sempre meglio la Parola
Èormai consuetudine per molti fra noi pregare così, dire così: “Sei tu, Signore, l’unico mio bene”. Ora, nel desiderio di progredire nel “santo viaggio” della vita, possiamo chiederci: “È questo il modo più perfetto di amare Gesù abbandonato, o possiamo trovarne un altro migliore?”. Certamente il nostro amore per lui sarebbe più grande ancora se non lo amassimo soltanto quando il vangelo lo esige, come nei distacchi ad esempio, o nelle più varie prove; o ancora nei prossimi che ce lo ricordano. Ma sempre. Più perfetto sarebbe il nostro comportamento se vivessimo unicamente per lui, amandolo sempre. Ma lui è sempre presente nella nostra vita? Certamente sì. Due, infatti, sono gli atteggiamenti richiesti a noi cristiani e sottolineati dalla nostra spiritualità: amare Dio, facendo la sua volontà, anche quando si è soli; e amare il prossimo, quando siamo in contatto con fratelli e sorelle. E nell’uno e nell’altro caso è richiesta la morte dei nostro io. Nel primo con lo spegnere la nostra volontà sempre riluttante a morire, per fare perfettamente quella di Dio. Nell’altro, morendo a noi stessi per vivere la vita degli altri: quel prossimo a noi tanto spesso vicino, come la persona a cui scrivo, o l’altra che servo nel negozio, o il bimbo che accudisco a casa, o gli scolari ai quali insegno, o gli amici cui parlo, o altri che aggiorno. O vicino ancora nello squillo del telefono che mi chiama… Ma proprio perché il fare la sua volontà e l’amare gli altri chiede l’annientamento di noi stessi, ecco che, così vivendo, amo Gesù abbandonato, annientatosi per amore nostro. È sempre possibile, perciò, amare Gesù abbandonato. Lui c’è sempre. E il modo migliore di amarlo? Vivere la Parola nell’attimo presente perché – l’abbiamo sperimentato – è proprio vivendo il presente che amiamo la sua volontà e non la nostra, che amiamo il prossimo e non noi stessi. Anzi, sapendo che in questa maniera amiamo Gesù abbandonato, saremo portati a migliorare ogni giorno il vivere la Parola. E ciò è ottimo e ciò è necessario, perché “chi non va avanti, va indietro”. “È sempre possibile amare Gesù abbandonato. Lui c’è sempre. E il modo migliore di amarlo? Vivere la Parola nell’attimo presente”.