Viva l’Italia
Anche se tendiamo a dimenticarcene, esiste anche un’Italia che funziona e miete successi planetari. A volte ce ne esaltiamo per un attimo, giusto per tirar fuori il petto di fronte a chi ci considera un popolo di fanfaroni, ma poi archiviamo e dimentichiamo in fretta, continuando a crogiolarci nelle nostre ataviche deficienze.
E invece, tornare almeno di tanto in tanto su quanto di bello, di buono, e spesso di geniale i nostri connazionali hanno saputo offrire al mondo potrebbe costituire non solo il primo dei nostri antidepressivi, ma anche un modello di riferimento e uno sprone per il futuro: in primis per le giovani generazioni, agghiacciate dalla mancanza di prospettive di realizzazione professionale e creativa.
Ci occupiamo qui del Made in Italy in tutte le sue molteplici espressioni; è dunque il momento di passare in rassegna una straordinaria galleria di personaggi e di marchi che da tempo stanno dando lustro al Belpaese nel mondo, e ben più di quanto gli italiani si rendano conto. […]
Fra le nostre eccellenze oggi più note all’estero vi è poi la folta schiera delle moderne archistar, dai maestri Pier Luigi Nervi e Renzo Piano, fino a Massimiliano Fuksas, Paolo Portoghesi, Matteo Thun, Stefano Boeri, Benedetta Tagliabue. Tutta gente chiamata più volte a lavorare all’estero e che ha saputo conquistarsi una solidissima notorietà internazionale. Idem dicasi per designer come Sergio Pininfarina, Gae Aulenti e Giorgetto Giugiaro.
Nomi così famosi che in questa sede non val nemmeno la pena d’elencarne le gesta. […]
Limitandosi al Novecento, abbiamo compositori di fama mondiale come Luciano Berio e Luigi Nono, grandi direttori d’orchestra (da Toscanini fino a Claudio Abbado e Riccardo Muti), grandi cantanti (dalla Tebaldi, Del Monaco e Di Stefano, fino a Pavarotti e Cecilia Bartoli), straordinari virtuosi come i pianisti Arturo Benedetti Michelangeli e Maurizio Pollini, il flautista Severino Gazzelloni, per non dire di violinisti immortali tuttora in attività come Salvatore Accardo e Uto Ughi.
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Nutritissimo anche il fronte letterario. Sulle orme delle inarrivabili popolarità mondiali raggiunte da fuoriclasse come Eco e Calvino, fra i più noti all’estero ci sono Roberto Saviano, Dacia Maraini, Andrea Camilleri, Pier Paolo Pasolini, Oriana Fallaci, Claudio Magris, per concludere con le oltre 90 opere tradotte in venti lingue del drammaturgo Mario Fratti, migrato dall’Aquila negli States negli anni Sessanta e divenuto famoso nel mondo grazie al musical Nine. Va però aggiunto che i più tradotti sono prevalentemente libri della letteratura di consumo piuttosto che le opere più impegnative delle eccellenze letterarie italiane: sono i contraccolpi della cultura pop che, tranne rare eccezioni, snobba le opere più impegnative e premia i best-sellers. A tutt’oggi il libro italiano più tradotto all’estero resta Pinocchio, seguito nell’ordine da Il nome della rosa, La Divina Commedia, Va dove ti porta il cuore e Gomorra.
Sono straordinarie anche le risonanze planetarie dei grandi stilisti come Valentino, Armani, Versace, Ferrè, e quelli dei nostri grandi chef come Gualtiero Marchesi, ma pure Massimo Bottura che in questo 2016 che ha visto eletta la sua Osteria Francescana come migliore ristorante del mondo, e ancora Marco Reitano, Raffaele Alajmo, Chicco Cerea, Niko Romito, tutti tre stelle Michelin; senza dimenticare che gli italiani sono fra i migliori sommelier del mondo: Luca Gardini fu campione mondiale nel 2010, Luca Martini e Paolo Basso nel 2013.
Che in Italia qualunque tipo di espressione creativa sia imprescindibile dalla capacità di comunicare – e dunque subalterna al successo – lo prova anche il fatto che un drammaturgo come Giorgio Strehler sia meno conosciuto di molti registi televisivi, o un maestro della classica contemporanea come Berio sia infinitamente meno noto di un Giovanni Allevi, così come étoile del calibro di Carla Fracci e Roberto Bolle finiscano spesso surclassate e mortificate dalla popolarità di programmi come Ballando con le stelle.
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E che dire della fama internazionale della nostra cinematografia?
Basterebbe una parola a confermarlo: neorealismo. In un’Italietta quasi azzerata dalla guerra, i vari De Sica, Rossellini, Germi, seppero dare dignità e nobiltà d’arte alle ferite di un popolo, irradiandone nel mondo l’umanità e i valori fondanti in capolavori destinati a restare per sempre nella storia della “settima arte”: giusto per restare fra gli immortali, Roma città aperta, Ladri di biciclette, Sciuscià.
Da MILLE ITALIE, Storie e sorprese del Belpaese nel mondo, di Franz Coriasco (Città Nuova)