Viva il computer
Per me parlare è sempre stato difficile, comporta una capacità di concentrazione e una gran velocità. Già da piccolo sentivo un blocco. Capivo quasi tutto quello che mi dicevano, ma non riuscivo ad esprimermi. Trovavo modalità alternative ma limitate, con cui provavo a dire le mie esigenze. Era una specie di linguaggio in codice che mamma e i miei fratelli dovevano conoscere bene per condividerlo. Parlavo per citazioni. Poi alla scuola elementare facevo fatica a disegnare e a scrivere essendo disgrafico. In seconda elementare maestra Donatella propose a mia madre di usare il computer. Feci dei test e capii che il mezzo meccanico mi aspettava. Rallentando la velocità della tastiera le parole uscivano quasi da sole. Davanti allo schermo senza occhi, le lettere mi facevano passare dall’oggetto al segno senza attraversare la parola che non riuscivo a dire. Anche le sensazioni trovavano un canale. Gli altri leggevano e capivano cosa vivevo. Per molti anni ho scritto solo con mamma, che poi condivideva con familiari e insegnanti i contenuti delle mie produzioni. Poi ho iniziato a scrivere anche con papà e dal primo liceo con insegnanti e amici. Grazie al computer la mia vita ha trovato il modo per esprimere ogni impulso, ogni lampo di comunicazione che rimaneva imprigionato. Grazie al computer sto provando a fare da ponte fra neurotipici e autistici, e sto trovando il mio posto.