Vita solidale sotto l’uragano

La Grande Mela riscopre i legami sociali davanti al pericolo. Dai nostri corrispondenti di Living City.
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Chi di noi era sulla traiettoria dell’uragano Sandy ha fatto scorta di provviste, acqua, pile, e ha preso tutte le precauzioni possibili, non sapendo esattamente in cosa si sarebbe imbattuto all’alba di lunedì. Alcuni sono stati evacuati, molti sono rimasti senza elettricità e telefono, se non senza casa e auto. Gli uffici di Living City sono stati risparmiati, per cui abbiamo cercato di contattare i nostri amici. L’emergenza continua.

Con le elezioni presidenziali alle porte, è significativo che la politica venga messa da parte, almeno per un po’, per concentrarsi sugli sforzi di soccorso e sostegno alle persone colpite dall’uragano.  Rilevante è anche il supporto concreto arrivato alla East Coast da tutti gli altri stati del Paese.
 
Nella downtown di Manhattan, J.P. dice che sono senza elettricità né acqua. La loro auto, in un parcheggio sotterraneo vicino, è completamente sommersa. Manhattan, di solito animata, ricorda una città fantasma. Senza cellulari, internet o riscaldamento, J.P. descrive la situazione come un ritorno all’essenzialità della vita. In cucina fagioli in scatola, riso e pasta. Tutti i negozi sono chiusi. L’unico legame di J.P. con il mondo esterno è la vecchia, semplice linea telefonica. È riuscito a condividere con i vicini alcuni telefoni via cavo, trovati in soffitta. Altrimenti sarebbero rimasti completamente isolati. Quest’esperienza ha dato a J.P. l’opportunità di riflettere sul tempo impiegato ogni giorno nell’utilizzo dei moderni mezzi di comunicazione.
 
Rose Marie DeMaille, da Long Island afferma: «Le nostre famiglie sono rimaste senza elettricità per alcuni giorni. Nessun ferito. I vicini condividono l’elettricità del loro generatore con gli altri vicini». Sono intrappolati nel loro quartiere dopo che la polizia ha chiuso le strade a causa dei cavi elettrici e degli alberi caduti. «Le persone dicono molte cose sui newyorkesi – scherza Rose Marie –, ma quando si tratta di assistenza, ci siamo l’uno per l’altro».
 
Questo sentimento è stato ribadito da molte autorità, tra cui il sindaco di New York Michael Bloomberg: «Supereremo questi giorni con successo facendo quello che sempre facciamo nei periodi difficili, stando insieme, spalla a spalla, pronti ad aiutare il vicino, a confortare uno sconosciuto e a rimettere in piedi la città che amiamo». Il giovedì dopo la tempesta potevano entrare a Manhattan solo le auto con almeno tre passeggeri a bordo, in risposta al massiccio traffico del giorno precedente con molte auto occupate solo dall’autista.
 
Di sicuro la vita ordinaria è stata sconvolta e qualche incertezza rimane. Fino a quando, e se, le cose torneranno normali. Nel frattempo, molti aiutano i vicini, o addirittura traggono vantaggio dal ritorno forzato all’essenzialità.
 
I telegiornali hanno svolto un vero servizio pubblico, prima, durante e dopo la tempesta. L’accento è stato posto su come prepararsi, sul seguire le indicazioni delle forze pubbliche, sull’aiuto al vicino, magari una persona anziana che vive nello stesso isolato. Questo è successo molte volte. Alcuni vicini hanno visitato un novantunenne: «Sto bene, ho una candela». Gli hanno portato cibo, torce elettriche e altre cose necessarie.
 
A Manhattan, qualcuno ha piazzato la propria radio a pile sulla finestra che dà sulla strada. Una piccola folla si è riunita per ascoltare le comunicazioni di emergenza dai funzionari del governo. Qualcuno ha notato che sembravano i giorni prima dell’avvento della TV, con le famiglie riunite intorno alla radio.
 
Renato De Araujo ha mandato una mail generale: «Qui a Brooklyn Heights (New York) siamo stati molto fortunati, ma conosco alcuni di noi che non hanno avuto la stessa sorte». Ha proposto che ogni persona contatti il vicino per vivere come una famiglia… prendendoci cura l’uno dell’altro.
 
A Ocean City, nel Maryland, i danni diffusi hanno portato all’evacuazione obbligatoria di gran parte della città. Prima che l’uragano colpisse, Padre Stanislao Esposito ha ricordato ai suoi parrocchiani di aiutare i funzionari della città rispettando le indicazioni, così da non dover essere soccorsi in seguito. «Un parrocchiano ha preparato un “cestino-tempesta”, con il minimo indispensabile: tutto il cibo e le cose di cui avrei potuto aver bisogno se l’elettricità fosse andata via (come è successo). Tutto poteva essere utilizzato senza un fornello. Sono stato particolarmente colpito da questa azione e mi sono sentito amato in maniera molto concreta».
 
Molte aziende stanno aiutando i clienti e tutti quelli colpiti dalla tempesta. Sono state distribuite pizze gratis nell’area di Manhattan. Almeno una grande banca ha istituito una linea telefonica specifica, per aiutare e facilitare i clienti nella concessione di nuovi prestiti o a riorganizzare i vecchi, e qualsiasi altro servizio collegato, per chi è stato colpito dall'Uragano Sandy.
 
In Columbia, nel Maryland, Marilena e Mike Murray hanno risposto ad una richiesta di aiuto della famiglia Pickett dell’Alabama, di ritorno dall’Italia, bloccata in aeroporto poiché il loro volo era uno dei tanti cancellati a causa dell'uragano. Anche se i Murray erano senza elettricità, hanno offerto un pasto caldo e una sistemazione. Marilena ha detto che il cibo era già semi-scongelato perché il freezer non aveva corrente. Hanno dato ai loro ospiti altre coperte e maglioni. Dopo due notti, un’altra coppia li ha accompagnati all'aeroporto.
 
L’Uragano Sandy ha strappato milioni di persone dalla loro comoda esistenza quotidiana. Ancora non si conosce il numero completo delle vittime, anche se sappiamo che il totale sarebbe stato molto più alto senza gli intensi preparativi per il "peggio" che, in questo caso, era grave almeno come le previsioni delle autorità. I nostri cuori e le nostre preghiere vanno a tutti coloro che sono stati colpiti da questo immenso disastro naturale.

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