Una vita consacrata alla pace, un esempio dal Medio Oriente
È possibile mantenere la speranza in tempi difficili? I conflitti, che incrociano la vita di tante persone, causano povertà, precarietà, ma possono anche essere il motore di iniziative di prossimità e di cura. In Medio Oriente la guerra e le persecuzioni non riescono a spegnere la fede dei cristiani. Accanto a loro, la presenza di tanti consacrati e consacrate che, in contesti difficili, rispondono all’invito di papa Francesco ad «essere segno di pace, di progresso, di sviluppo e di riconciliazione tra le persone e i popoli».
Suor Maria Laudis Gloriae fa parte dell’Istituto Serve del Signore e della Vergine di Matarà e dal 2002 è missionaria in Medio Oriente, dove si è recata dopo avere imparato la lingua e la cultura araba, studiando l’arabo classico e quello colloquiale, che è diverso da Paese a Paese. «Ho ritenuto da subito importante vivere la mia missione in Medio Oriente come un accompagnamento alla minoranza cristiana di questa regione, e ciò, in alcuni periodi, anche in contesti difficili, come la rivoluzione in Egitto o la guerra a Gaza e, ultimamente, in Siria», racconta suor Maria che ha vissuto quindici anni in Egitto lavorando nelle case di formazione dell’Istituto e in una scuola internazionale.
Un episodio, in particolare, le rimane nel cuore: «Era da poco accaduta la barbara uccisione in Libia, ad opera dei terroristi, di una ventina di egiziani cristiani. Una mattina ho ascoltato uno dei miei alunni delle elementari, un bambino di sette anni, raccontare al compagno di banco: «Hai visto quello che hanno fatto ai cristiani in Libia? Ti dico che io avrei fatto come loro, non avrei mai rinnegato la mia fede. Come potrei tradire il mio amico Gesù?». Per me è stata una testimonianza molto forte di come i cristiani, anche in contesti difficili e di minoranza, dove talvolta subiscono angherie di vario tipo, restano saldi nella loro fede e si rafforzano con i racconti del martirio di altri cristiani».
Dopo la rivoluzione egiziana del 2011, suor Maria si trasferisce a Gaza dove le suore animano gruppi di bambini, giovani, donne nell’unica parrocchia latina e visitano i pochi cristiani nelle loro case. Nel 2014, mentre si trovano a Messa con i bambini, iniziano i bombardamenti. «All’inizio la nostra priorità è stata soprattutto quella di proteggere i bambini: dopo alcune ore, abbiamo deciso di riportarli a casa, perché la zona dove si trovava la chiesa era in pericolo. Il rischio è stato grandissimo, ma per fortuna tutti i bambini sono rientrati nelle loro case sani e salvi».
I bombardamenti durano a lungo, distruggono molte case e per giorni si teme per la vita. «Ogni minuto poteva essere l’ultimo – confida suor Maria Laudis Gloriae -, e lo trascorrevamo pregando e rimanendo in contatto, se possibile, con le nostre consorelle e con i cristiani. Per alcune settimane siamo dovute uscire da Gaza, e proprio in quei giorni un missile ha colpito un edificio accanto al nostro e il risultato è stato la parziale distruzione anche della nostra casa. Probabilmente, se fossimo state ancora lì, qualcuna di noi sarebbe potuta morire».
Crolla anche la loro cappella, appena restaurata, e resta intatta solo la statua della Vergine Maria. «Era come se Maria volesse continuare a rimanere a Gaza e a proteggerci. Qualche giorno dopo, siamo rientrate nella Striscia e abbiamo ripreso la nostra missione, ma l’esperienza drammatica di quei giorni resterà indelebile nei nostri cuori».
«Vivere la missione è avventurarsi a coltivare gli stessi sentimenti di Cristo Gesù e credere con Lui che chi mi sta accanto è pure mio fratello e mia sorella», scrive papa Francesco nel Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2021.
Con il desiderio di prendersi cura delle famiglie e dei bambini più poveri e assisterli nelle necessità quotidiane, suor Maria Laudis Gloriae nel 2016 si trasferisce in Siria, ad Aleppo e poi a Damasco. Ad Aleppo vive presso la sede del Vicariato Latino, occupandosi di una residenza di giovani universitarie. A Damasco, invece, lavora presso la Nunziatura Apostolica. A causa della guerra il numero dei cristiani diminuisce sempre di più e sempre maggiori sono le necessità cui cercare di sopperire: cibo, medicine, soldi per il gas e l’elettricità. Tuttavia, testimonia suor Maria, «ho visto la grande fede delle persone, che hanno vissuto per anni interi in grave pericolo e hanno mantenuto il loro attaccamento a Dio. L’insegnamento per me e per tutte le consacrate credo sia quello che occorre distaccarsi dalle cose materiali, perché tutto può finire in qualsiasi momento. La capacità di mantenere la fede durante prove tanto dure della vita è un incoraggiamento per tutti i cristiani e, in particolare, per chi si consacra a Dio».