Visibili e invisibili

Coloro che hanno visibilità contano più degli altri?
Immagine simbolica

Esco con l'auto dal cancello di Trigoria, dove ho intervistato un giocatore della Roma, e vengo assalito da un nugolo di tifosi giapponesi armati di macchina fotografica e di taccuino per gli autografi. Non resisto alla perfida tentazione: abbasso il finestrino e comincio a firmare. Soddisfatti si ritirano e, mentre mi allontano, si interrogano su chi fossi. È bastato uscire da quel cancello per far credere di essere un personaggio di successo. Ma coloro che hanno visibilità contano più degli altri?
Gli esperti dicono che molte persone, specie gli adolescenti, vivono oggi una crisi di identità, una vulnerabilità frutto di una sopravvalutazione dell’individuo, privo delle costrizioni, ma anche della protezione, dei vincoli sociali. In questo scenario la risorsa più contesa è la visibilità: l’effetto che il villaggio globale produce sui suoi abitanti “invisibili” è quello di alimentare un impellente desiderio di visibilità, un appello “guardami, guardami”, definito dagli psicologi una “tragica illusione” per la quale l’ammirazione viene confusa con l’amore, con una vita intera spesa alla ricerca di questo surrogato. C'è chi sogna di partecipare al Grande fratello e chi s'accontenta di apparire in tv dietro il cronista del tg: surreali palcoscenici della visibilità come scorciatoia per raggiungere un senso, illusorio, di identità in una società in cui questa impresa si fa sempre più improba.
Ho conosciuto una donna che per 25 anni, fino alla sua morte, nel silenzio della sua casa, ha accudito la madre, in coma da ictus, e che ogni giorno le leggeva, ad alta voce, con enfasi e sentimento, un capitolo di un libro. Non ha mai saputo se lei la sentisse o meno. Non sembrava dubitarne: all'amore non serve la conferma della scienza.
Di persone invisibili, come lei, è pieno il mondo. Alcune le ha rese invisibili la malvagità dell'uomo: i desaparecidos argentini gettati nell'oceano dagli aerei o gli oltre 500 tunisini sbarcati a Lampedusa in estate e spariti nel nulla. Alcuni sono invisibili solo perché non li sappiamo, o vogliamo, vedere. Madri di famiglia generose e badanti instancabili, autotrasportatori e ferrovieri, insegnanti ed educatori diligenti e responsabili, medici e infermieri, preti di campagna, missionari e monache di clausura, solerti impiegati pubblici innamorati del proprio dovere, artigiani e operai che con scrupolo realizzano manufatti per gente che non conoscono e che non li ringrazierà mai… Fanno cose che resteranno per sempre. Come “la donna invisibile”: cliccatela su You Tube. Hanno una storia, unica, irripetibile. Che potrebbe riguardarci ed incoraggiarci. Se li andiamo a scovare.

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