Il violino del mare coi barconi dei migranti

Trasformare il legno dei barconi su cui hanno viaggiato i migranti in strumenti musicali, per tramutare la sofferenza in musica e speranza, nasce così il “Violino del mare”, realizzato all’interno del laboratorio di liuteria e falegnameria del carcere di Opera di Milano
violino del mare

Protagonisti di questa storia sono 10 barconi di legno, carichi di profughi alla ricerca di salvezza sulle nostre coste. Barconi che alcune volte riescono ad arrivare a riva e portare in salvo donne, bambini e uomini che scappano da situazioni drammatiche, ma anche imbarcazioni che purtroppo non hanno mai toccato la nostra costa. Solitamente, questi barconi finiscono al macero, ma questa volta il loro viaggio è diverso, i pezzi di legno che hanno trasportato i migranti sono stati recuperati sulle spiagge di Lampedusa per raggiungere il laboratorio di liuteria e falegnameria nel carcere di Opera a Milano e trasformarsi nel Violino del mare.

«Il progetto – ci racconta Arnoldo Mosca Mondadori, presidente della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti – è partito lo scorso Natale, quando abbiamo chiesto a Francesco Tuccio, falegname di Lampedusa, di insegnare ai ragazzi detenuti a realizzare dei presepi utilizzando il legno dei barconi arrivati sulle spiagge di Lampedusa, come segno di speranza durante la pandemia». Durante la realizzazione dei presepi, poiché il progetto ha preso vita all’interno di una liuteria, i ragazzi detenuti, aiutati dal maestro liutaio Enrico Allorto, hanno costruito anche un violino, rinominato il “Violino del mare”, uno strumento dal suono dolcissimo e commovente, un suono di speranza per ridare voce a chi ha perso la vita in mare.

«Da quel violino – continua il presidente – è nata l’idea di creare una vera e propria orchestra e abbiamo chiesto alla ministra degli Interni Luciana Lamorgese di poter recuperare 10 barche per realizzare gli strumenti musicali che andranno a formare l’Orchestra del mare». Il progetto si chiama “Metamorfosi”, e non è un caso che la realizzazione degli strumenti musicali sia affidata a ragazzi in stato di detenzione: «Nel carcere il legno verrà trasformato in violini, violoncelli e viole, il dolore di chi ha perso la vita in mare viene trasformato in musica e testimoni di questo messaggio di speranza e rinascita sono proprio i ragazzi detenuti, per loro si tratta di una seconda possibilità».  Gli strumenti andranno a formare un’orchestra itinerante, verranno infatti prestati ad orchestre che, in Italia o all’estero, avranno il desiderio di farsi testimoni di un dramma così attuale.

violino del mare

Il viaggio di testimonianza del Violino del mare è iniziato con la benedizione di papa Francesco, è stato Carlo Maria Parazzoli, primo violino dell’Orchestra Nazionale dell’Accademia di Santa Cecilia, a suonare davanti al santo padre la composizione “Canto del legno”, scritta per l’occasione dal maestro Nicola Piovani. Un brano che parla di resurrezione, dal buio al sole, un legno che ha visto tanto dolore trasformato in musica.

Un progetto di conoscenza e di cultura, un’occasione per far conoscere un dramma che spesso viene dimenticato. Un piccolo passo dell’arte contro l’indifferenza.

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