Al di là di ogni possibile ragione
La notizia degli attentati in Indonesia in questi giorni è stata riportata dalle agenzie di tutto il mondo per la violenza e scelleratezza con la quale è stata compuita. Le agenzie di stampa riportano i dati degli attacchi perpetrati da due famiglie con i loro figli. E questo per destare meno sospetti sulle forze di sicurezza che controllano le chiese e le stazioni di polizia. È raro che dei bambini siano coinvolti in attentati terroristici.
I fatti: domenica una mamma con due bambine di 9 e 12 anni si sono fatte saltare in aria in una chiesa, mentre il padre con i figli maschi di 16 e 18 anni in un altro luogo di culto. Si contano decine di morti e parecchie decine di feriti. Poi ieri, lunedì, in un altro attentato, ancora operato da una famiglia, al quartier generale della polizia di Surabaya, l’isola più popolata dell’Indonesia, che ne conta 13.466 di isole per l’esattezza.
L’Indonesia sancisce nella Costituzione la liberà religiosa e, seppur avvezza ad attentati, mai si erano verificati dei fatti simili nella sua storia. Queste “operazioni militari”, se mai potessero essere chiamate con questo nome, sono state ufficialmente rivendicate dal Daesh attraverso la loro agenza “ufficiale” Amaq. Il presidente Joko Widodo ha definite questi atti «codardi» ed ha dichiarato guerra aperta contro i terroristi. Le forze di sicurezza dell’Indonesia avevano avuto diversi successi contro i terroristi nel 2001, ma nel 2016 ben 4 attentati erano stati portati a termine nella capitale Jakarta.
Ma perché l’Indonesia è nel mirino del Daesh? Prima di tutto non è facile controllare un territorio con più di 255 milioni di persone e più di 13 mila isole. In secondo luogo l’Indonesia disturba il mondo musulmano sunnita per la pluralità religiosa sancita anche dalla Costituzione, mentre nella cultura indonesiana l’accoglienza e la tolleranza religiosa ed etnica sono valori profondamente civili e vissuti dalla gente. In questi ultimi 10 anni il fondamentalismo sta prendendo sempre più piede, cercando di distruggere proprio tutti questi valori civili e politici vissuti nel Paese musulmano più popoloso al mondo. Molti stanno reagendo contro l’intolleranza e il terrorismo. E saranno tempi duri per chi vuole conservare questi valori in Indonesia.
Se la famiglia è il bene più grande che possiamo avere su questa terra, è dovere delle nostre società difenderla, diffondendo una cultura che contrasta naturalmente il terrorismo: quella dei valori veri, civili, religiosi e profondamenti umani. Dice un cristiano indonesiano: «In Europa e ovunque continuiamo la nostra lotta evangelica al terrorismo, opponendo non le armi, ma i valori veri, quelli che da sempre contano e conteranno. La famiglia è in cima alla lista».