Violenza a scuola: gli insegnanti non ci stanno

Sono più di 50 mila le firme riguardanti la petizione lanciata nei giorni scorsi su una piattaforma on line e indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dove si chiedono serie garanzie per il personale e  per gli insegnanti che operano all’interno delle istituzioni scolastiche.

La raccolta delle firme è iniziata dopo l’episodio, filmato e diffuso sui social, avvenuto in una classe prima dell’Istituto superiore Vinci di Alessandria dove un’insegnante è stata legata e presa a calci. Gli alunni della classe sono stati puniti con la sospensione di un mese, con l’obbligo di frequenza e con la pulizia giornaliera dei cestini delle altre aule durante la pausa. Punizione troppo blanda che ha scatenato la rabbia dei docenti di tutta Italia. Nel 2018 sono avvenute già ventiquattro aggressioni contro gli insegnanti e il fenomeno sembra non arrestarsi.

I promotori della petizione chiedono «una legge, una norma che istituisca e soprattutto rafforzi la figura dell’insegnante quale pubblico ufficiale, che inasprisca le pene laddove ci sono episodi di violenza conclamati, che tuteli la libertà di insegnamento e restituisca agli insegnanti un ruolo di primo piano».

Non è più tollerabile vivere in questo clima di minacce e di violenza da parte di ragazzi bulli e genitori violenti che sempre di più scaricano sui docenti i pesi e le responsabilità dello scarso andamento scolastico dei propri figli. E la questione sta proprio qui: conosciamo tutti il grave problema dell’emergenza educativa, della delega in toto alla scuola dei processi che riguardano l’istruzione, dell’assenza sempre più eclatante delle famiglie dalla vita scolastica dei propri ragazzi.

In moltissime scuole il rapporto genitori-docenti rimane delegato alle poche ore destinate dalla scuola al ricevimento delle famiglie con colloqui sempre più radi e sporadici. Molto spesso i genitori si rivolgono direttamente al dirigente scolastico per le varie questioni, il quale dovrebbe rimandare la responsabilità di alcune scelte al consiglio di classe.

Il terreno sotto gli insegnanti va cedendo e ce ne accorgiamo tutti. Occorre ridare autorevolezza ai docenti, trovare luoghi di dialogo e di ascolto all’interno delle scuole, raggiungere l’obiettivo di una maggiore collaborazione con le famiglie coinvolgendole maggiormente nei processi di apprendimento che riguardano gli alunni. Sarebbe il caso di avere una maggiore tutela nello svolgimento del proprio lavoro. Non si deve perdere ulteriore tempo: i casi di burn out da parte dei docenti sono in vertiginoso aumento. Chi ci perde è il Paese.

 

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