Violenza contro le donne e gli effetti sui figli

Inaugurata a Roma la mostra fotografica In_Difesa, una rivendicazione contro la violenza di genere. Visitabile fino all'8 novembre
Michele Simolo, presidente dell’Associazione Obiettivo No Violence, spiega il suo lavoro fotografico durante l'inaugurazione della mostra In_Difesa. Roma, 21 ottobre 2022.

Si tratta di un’iniziativa di Arte e Città a Colori curata da Craving Art by Alessia, in collaborazione con l’associazione Obiettivo No Violence. La mostra raccoglie le immagini scattate da due fotografi, Michele Simolo, presidente dell’Associazione Obiettivo No Violence ed Elisa Tomaselli, vincitrice del premio portfolio Umbria Photo Fest 2018 proprio con questo lavoro fotografico e scomparsa nel gennaio 2020.

Con motivo dell’inaugurazione presso il Wire Coworking Space di Roma (via Baccio Baldini, 12), si è svolto un convegno dal titolo “Le conseguenze sui figli nella violenza contro le donne”, con l’obiettivo di fomentare la formazione e la prevenzione contro la violenza maschilista, prendendo spunto dal tema trattato in entrambi i progetti fotografici.

Tra gli organizzatori dell’evento, oltre ai già citati, Federformazione, AD The Hub, Movimento Uniti per Unire, Amsi, Co-mai, Scuola Unione per l’Italia, tutti accomunati dal desiderio di sensibilizzare su questo tipo di violenza e potenziare una risposta a un’emergenza sociale da combattere urgentemente attraverso l’educazione e il cambiamento culturale.

In quest’ottica, il convegno è stato un’occasione per elaborare delle soluzioni concrete con cui richiedere alle istituzioni di rafforzare il sistema antiviolenza e così garantire una protezione reale alle persone che subiscono questi abusi. Per lo stesso motivo, è stata ribadita la necessità di fornire strumenti e risposte tangibili a chi è vittima di maltrattamenti o atti persecutori (stalking).

Nel suo intervento, l’avvocato penalista Leonardo Ercoli, coordinatore organizzativo della Scuola internazionale “Unione per l’Italia” – Formazione in Cultura Politica e Dialogo Internazionale, ha parlato di legalità, del documento costituzionale come «cultura di un popolo» e delle modifiche che il Codice Rosso (ovvero la legge 19 Luglio 2019 n. 69) ha introdotto in materia di protezione alle vittime di violenza di genere attraverso il codice e la procedura penale. In questo senso, anche i figli spettatori di una tragedia familiare come la violenza domestica vengono considerati vittime del reato commesso. Un’altra modifica è quella che riguarda gli atti persecutori, condannati con una pena che va da un anno a sei anni e sei mesi di prigione. Inoltre, per quanto riguarda la violenza sessuale, è possibile denunciarla entro il periodo di un anno, senza possibilità di ritirare la denuncia.

Convegno di presentazione della mostra In_Difesa sul tema della violenza di genere e le conseguenze sui figli. Roma, 21 ottobre 2022.

La difficoltà risiede nel fatto che molte persone, per paura delle ritorsioni o altri motivi, non arrivano a porre denuncia, rimanendo sole davanti al pericolo. Considerando, in ogni caso, i limiti della legge per tutelare gli individui esposti a questo tipo di violenza, Ercoli ha ricordato l’importanza di formare culturalmente la società al fine di sradicare questo fenomeno.

Da parte sua, il dottore Foad Aodi, presidente del Movimento Internazionale Uniti per Unire, la Comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai) e dell’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi), e direttore sanitario presso il Centro Medico Irisitalia, ha evidenziato che la violenza domestica non nasce da una determinata cultura o religione, bensì dall’ignoranza e dal disagio. Così, ha voluto nominare alcuni fattori generatori di disagio, come le guerre o la povertà, ma anche l’eccessiva ricchezza. Perciò, non ha dubitato nel sentenziare che «urge mettere in agenda politica la strategia per combattere la violenza sulle donne con soluzioni e tutele concrete».

Un altro aspetto da tenere in considerazione è quello di porre particolare attenzione ai segnali di disagio nell’ambito scolastico e sociale, perché essi possono essere un sintomo della violenza subita e riconoscendolo saremo maggiormente in grado di fornire o cercare l’aiuto necessario.

Durante la presentazione della mostra In_Difesa, Elisa Tomaselli è stata ricordata da un suo caro amico, che con commozione ha spiegato la sua opera e la genialità che c’è dietro il suo sguardo «empatico» con le persone che sceglieva di fotografare. «Lei sarebbe arrivata a fare cose grandi. Non dico famosa, ma sarebbe diventata qualcuno di importante», ha affermato nel percepire la profondità del messaggio trasmesso da Elisa, non con semplici scatti, ma raccontando il dolore e la storia di vita dietro ogni volto. “Natalia”, il lavoro fotografico esposto nel Wire Coworking Space, è un reportage realizzato all’interno di una casa famiglia di Roma. Prende il nome della protagonista, madre di due bambini insieme ai quali ha ricevuto protezione durante un percorso di recupero dopo essere stata vittima di violenza domestica.

Diversamente, le fotografie di Michele Simolo sono rappresentazioni della violenza maschilista fatte da personaggi anche conosciuti. L’intenzione è quella di simbolizzare lo psicodramma in cui si riproduce la violenza per mettersi a confronto, non solo come spettatori ma anche dall’interno, con ciò che deve attraversare chi la subisce per una presa di coscienza.

Per ultimo, un momento di forte emotività durante il convegno è stata la recitazione di Marianna Petronzi, attrice impegnata nella denuncia civile che, attraverso un suo monologo ha inneggiato alla forza delle donne, suscitando sentimenti di speranza, libertà e amore per sé stesse.

L’ingresso alla mostra è gratuito ed è visitabile dal lunedì al venerdì, dalle h9 alle h20, fino all’8 novembre 2022.

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