Violenti scontri al confine tra Uganda e Congo
Il re di Rwenzururu, Charles Mumbere, è stato arrestato negli scorsi giorni e sarà trasferito nella capitale, Kampala. Il portavoce della polizia ha dichiarato che sarà accusato di "incitamento alla violenza" per aver sostenuto l’ondata di scontri scoppiata questa settimana in Uganda, nella regione di Rwenzori che delimita il confine con il Congo. L’organizzazione tribale del Paese consente infatti ai reggenti di una tribù di godere anche di una guardia personale.
Gli scontri tra polizia, forze di sicurezza a guardia del sovrano del regno Rwenzururu e i militanti separatisti nella città di Kasese hanno provocato la morte di quattordici poliziotti e di 41 “aggressori”, così sono stati definitivi dal portavoce delle forze pubbliche.
Il motivo scatenante delle violenze è stato l’attacco congiunto da parte della guardia reale ad una pattuglia della polizia che circolava in un quartiere della città e ai militanti dell’UPDF, un formazione indipendentista di stanza al confine con il Congo. "Gli assalitori hanno lanciato una granata fatta in casa che ha ferito un soldato reale di ronda. La pattuglia ha sua volta ha ucciso quattro dei presunti assalitori e l’episodio ha intensificato e causato scontri in diversi quartieri della città, con diversi morti”.
Il presidente ugandese Yoweri Museveni ha chiamato il re e gli ha ordinato di sciogliere la guardia reale, che sarebbe in realtà parte di una milizia legata ad un movimento che sostiene la creazione della "Repubblica di Yiira" al confine tra la Uganda occidentale e il nord Kivu, la regione della Repubblica Democratica del Congo, già soggetta a forte instabilità politica.
Nonostante i richiami ufficiali del presidente il re si è rifiutato di obbedire e il presidente ha dato l’ordine di assaltare il palazzo reale. Da parte sua il regnante, blindatosi nel palazzo, ha continuato a sostenere la sua estraneità al movimento separatista. L'esercito ha annunciato l'arresto di 139 persone e ristabilito la calma in città nonostante diverse siano le pattuglie che continuano a presidiarla.
La regione non è nuova a tensioni di questo genere avendo a che fare sia con i ribelli congolesi che con le forze separatiste interne, ma stavolta sembra proprio che i ribelli del Paese confinante siano estranei ai fatti e che il problema di ordine pubblico è tutto interno. Dal febbraio scorso è palese la volontà di fare di questo territorio un regno indipendente e gli attacchi alla polizia ne sono uno dei segnali più eclatanti: “preparati con cura e con l’ausilio di pistole e bombe di cui gli aggressori sono ben forniti”.
Prima degli scontri di questa settimana un veicolo della polizia era stato bruciato. Il presidente ugandese già dal 2009 aveva riconosciuto l’autonomia del regno di Rwenzori, per pacificare gli animi dei Bakonzo, un gruppo etnico che vive al confine con il Congo, ma invece il conflitto etnico e politico è continuato, alimentato anche da un sentimento di inferiorità e declassamento della popolazione che non si sente considerata in tutta la sua ricchezza di cultura e tradizioni. Dal 1962 anno di proclamazione del regno al 1982 la guerriglia è stata incessante e l’autonomia sembrava essere diventata la soluzione possibile. La scelta del re di tornare ad alzare il livello delle violenze non porta certo vento di pace nella zona.