Vincere insieme è più bello
Lui viene dal Giappone. Ha ventisei anni, e ha cominciato a fare ginnastica quando ne aveva solo tre, seguendo l’esempio dei suoi genitori, Kazuhisa e Shuko. Per molti è probabilmente il più grande interprete di sempre di questa disciplina, un vero fenomeno, che si distingue per l’elevatissimo livello tecnico delle sue esibizioni, normalmente prive della benché minima sbavatura. Lei, invece, viene dagli Stati Uniti, e più precisamente da Spring, nel Texas, dove si allena presso una palestra fondata insieme alla sua famiglia e alla sua allenatrice. Di anni ne ha appena diciotto, ma gareggia ormai con la sicurezza di una veterana, una vera campionessa che gli addetti ai lavori già paragonano alle varie Nadia Comaneci, Svetlana Khorkina o Larisa Latynina, ragazze che hanno scritto pagine indelebili della storia di questo sport.
Kohei Uchimurae Simone Biles sono da alcuni anni i veri e propri dominatori della disciplina dalla polvere di magnesio, e l’hanno confermato ancora una volta in occasione dei campionati del mondo disputati a Glasgow, in Scozia, terminati domenica scorsa. Pensate che il ginnasta giapponese (che proprio domenica ha vinto la medaglia d’oro nella gara alla sbarra) ha conquistato venerdì sera il suo sesto titolo iridato consecutivo nella prova all-around (quella più difficile, in cui ciascun atleta si esibisce in tutti gli attrezzi). Si, avete capito bene, il sesto mondiale consecutivo dopo i successi ottenuti nelle rassegne iridate di Londra del 2009, di Rotterdam del 2010, di Tokyo del 2011, di Anversa del 2013 e di Nanning dello scorso anno. Inutile dire che, in passato, nessun ginnasta era mai riuscito in un’impresa del genere. Una serie di vittorie sbalorditiva, cui va aggiunta la perla del titolo olimpico conquistato a Londra nel 2012.
Anche Simone Biles, imponendosi giovedì sera nella prova all-around in campo femminile, ha stabilito un record: nessuna ginnasta, infatti, era mai riuscita prima di lei a realizzare un tris consecutivo ai mondiali (in passato solo la già citata Khorkina aveva primeggiato in tre rassegne iridate, ma non consecutivamente). L’atleta statunitense, almeno per il momento, sembra davvero inarrivabile per qualsiasi avversaria. Una potenza e una capacità acrobatica fuori dal comune la fanno eccellere in quasi tutti gli attrezzi, come confermano le medaglie conquistate tra sabato e domenica nelle finali di specialità al corpo libero (oro), alla trave (ancora oro), e al volteggio (bronzo). Uchimura e la Biles, non c’è alcun dubbio, sono state le stelle di questi mondiali, non limitandosi però a vincere solo a livello individuale, ma trascinando al successo anche le rispettive nazionali nelle prove a squadre.
“Solo quando tutti contribuiscono con la loro legna da ardere, è possibile creare un grande fuoco”, recita un antico proverbio. E di legna da ardere Kohei e Simone ne hanno portata davvero tanta alla causa delle loro squadre, assicurando con il loro smisurato talento i punti necessari a far vincere al Giappone la prova maschile e agli Stati Uniti il titolo femminile. Una gioia tutta speciale quella di una vittoria ottenuta “insieme”, che in molti casi supera anche la soddisfazione di un grande successo individuale. A testimoniarlo, proprio le parole di Uchimura, che prima di questi mondiali aveva affermato che avrebbe preferito vincere l’oro con i suoi compagni piuttosto che il suo sesto titolo iridato consecutivo. Un successo storico quello del Giappone, che tra gli uomini si è imposto davanti ai padroni di casa della Gran Bretagna e alla Cina, un risultato che in patria attendevano dal lontano 1978.
Meno sorprendente la vittoria della nazionale statunitense nella prova femminile, una squadra, quella americana, che ormai da qualche anno rappresenta una vera super-potenza, non solo per la presenza della Biles, ma anche per quella di altre ginnaste di assoluto valore come la campionessa olimpica in carica Gabrielle Douglas, guarda caso giunta seconda nella prova individuale all-around proprio alle spalle della fortissima connazionale. E in una rassegna iridata che ha visto anche l’esplosione del giovanissimo ginnasta cubano Manrique Larduet, sorprendente secondo nella prova individuale all-around maschile, e che per la prima volta nella storia di questa disciplina ha avuto una ginnasta indiana in finale ad un attrezzo (Dipa Karmakar, quinta al volteggio), anche l’Italia ha saputo ritagliarsi il suo spazio.
Se in campo maschile gli azzurri hanno profondamente deluso, fallendo la qualificazione olimpica complice anche le assenze per motivi differenti di alcuni dei nostri migliori ginnasti come Matteo Morandi, Alberto Busnari ed Enrico Pozzo, le ragazze si sono invece confermate nell’élite internazionale di questo sport, chiudendo le qualificazioni per la finale della prova a squadre al quinto posto, un risultato che ha subito assicurato alla nostra formazione femminile un posto per le Olimpiadi del 2016. Dopo aver stretto i denti e dato il suo importantissimo contributo alla squadra per ottenere l’ambito “pass olimpico”, la fuoriclasse bresciana Vanessa Ferrari, complice un forte dolore ad un piede, ha poi dovuto rinunciare sia alla finale a squadre che a quella all-around, la gara che la vide laurearsi campionessa del mondo nel 2006.
Carlotta Ferlito, ancora una volta tra le migliori interpreti del mondo alla trave (e brillante dodicesima classificata nella finale individuale all-around), Erika Fasana, che si era qualificata per la finale di specialità al corpo libero ma che vi ha dovuto rinunciare all’ultimo minuto a causa di un trauma al gomito destro, e Tea Ugrin, la cui costanza di rendimento si sta alzando negli ultimi tempi a livelli che le permettono ormai di competere con le migliori ginnaste del mondo (quattordicesimo il piazzamento dell’azzurra nella finale individuale all-around in cui ha preso il posto della dolorante Ferrari), fanno sperare in un futuro ricco di soddisfazioni per la nazionale di ginnastica italiana femminile.
Una squadra che il prossimo anno, a Rio, potrà contare anche sulle performances di Martina Rizzelli, questa volta infortunata e rimasta a casa. Sognare un piazzamento di prestigio nei prossimi Giochi a cinque cerchi non è vietato, perché questa squadra è composta di ragazze con la voglia e il talento giusto per fare bene, che saranno lì, senza timori reverenziali, a giocarsela con le più grandi corazzate mondiali di questa disciplina. Sì, queste ragazze hanno già dimostrato di saper fare gruppo e di saper vincere insieme, e vogliono riprovarci. Perché vincere “insieme”, spesso, è ancora più bello che vincere da soli.