Vincere da sfavoriti
Chi ama lo sport, chi pratica dello sport, sa che la parola “impossibile” non esiste. Certo, è indubbio che vi siano atleti o squadre che in una determinata competizione sportiva partano con i favori del pronostico, ma se il risultato fosse scontato, allora tanto varrebbe non gareggiare nemmeno.
Nello sport, invece, alterazione delle prestazioni per doping a parte, normalmente vince non chi è più forte in assoluto, ma chi è più forte in quel determinato momento, più forte in quella precisa gara o manifestazione. Per valori tecnici, o magari motivazionali. Così, le “sorprese” non mancano mai, e ogni gara, ogni partita, risulta imprevedibile. Ed è proprio questo uno degli aspetti più affascinanti di una sfida sportiva.
I giganti del Senegal
In questi giorni in Spagna sono in corso di svolgimento i campionati mondiali maschili di pallacanestro. Dopo gli incontri disputati domenica, il tabellone si è allineato ai quarti di finale che si svolgeranno martedì (Slovenia-Stati Uniti e Lituania-Turchia) e mercoledì (Francia-Spagna e Serbia-Brasile). Sulla carta, almeno sulla carta, per l’appuntamento finale di domenica 14 settembre tutti si attendono una partita tra gli Stati Uniti (che dopo l’Olimpiade di Atene del 2004 hanno perso solo un match in dieci anni) ed i padroni di casa spagnoli, anche se squadre come Serbia, Lituania e Francia non partono battute in partenza.
Fino a qui, quasi tutto è andato più o come ci si aspettava, ma certo erano stati davvero in pochi a inizio del torneo a prevedere l’exploit del Senegal, formazione che nel girone eliminatorio si è permessa il lusso di battere Portorico e soprattutto Croazia, approdando di conseguenza alla seconda fase del mondiale (gli ottavi di finale rappresentano il risultato migliore cui sono arrivate squadre provenienti dal continente africano).
Nel caso specifico, parliamo di una squadra formata da giocatori altissimi (in questa rassegna iridata ne sono stati schierati sette oltre i 2.06), anche se spesso i “piccoli” non sono tecnicamente all’altezza di un palcoscenico mondiale. Non questa volta, considerando che uno di loro, Xane Dalmeida, uno che tanto per intenderci gioca nella terza divisione francese, è stato con i suoi quindici punti tra gli “eroi” della partita vinta contro i croati. Negli ottavi, contro la Spagna, i senegalesi sono stati nettamente sconfitti (89-56 il risultato finale), ma l’orgoglio per quanto sono riusciti a fare nell’ultima settimana non è stato minimamente scalfito.
L’incubo azzurro ha per nome Portorico
Anche la pallavolo maschile in queste settimane è impegnata nella sua rassegna iridata. In Polonia, infatti, si sta disputando un torneo davvero “massacrante”, il più lungo della storia di questo sport considerando che le nazionali che si batteranno per la medaglia d’oro, nella sfida in programma a Katowice domenica 21 settembre, alla fine avranno disputato ben tredici partite in appena tre settimane.
Dopo la gara inaugurale disputata tra Polonia e Serbia nell’affascinante scenario dello stadio nazionale di Varsavia (un giorno indimenticabile, da pelle d’oca, per i 62.000 spettatori che sono riusciti ad accaparrarsi un biglietto), e dopo altre cinquantanove partite, il torneo è giunto ora alla seconda fase. Alla vigilia, i favori del pronostico degli addetti ai lavori era quasi equamente diviso tra quattro formazioni (Brasile, Russia, Italia e Stati Uniti), con i padroni di casa della Polonia e la Serbia chiamate a rivestire il ruolo di terze incomode.
La nostra nazionale, dopo l’inattesa sconfitta iniziale contro l’Iran (formazione che dopo gli anni di cura Velasco è ormai da considerarsi a pieno diritto tra le grandi del mondo), nelle successive partite vinte non senza qualche patema contro Francia e Belgio sembrava aver “cacciato i fantasmi”, riaccendendo così l’entusiasmo della marea di appassionati italiani di questo sport, invece … Invece, contro Portorico, è accaduto quello che proprio non ci si aspettava: una squadra praticamente già eliminata, una squadra che fino a quel momento non aveva vinto un solo set in tre partite, una squadra che contro di noi non aveva mai ottenuto il successo, ha compiuto l’impresa battendoci (meritatamente) per 3-1.
«Bisogna avere rispetto per tutti gli avversari – ha dichiarato sconsolato il nostro CT, Mauro Berruto, al termine della gara -. Portorico ha disputato una partita straordinaria e ci ha surclassato proprio nell’essere squadra, ci ha dominato sotto l’aspetto della determinazione e della voglia di vincere». Alla fine, nonostante la sconfitta contro gli Stati Uniti giunta domenica sera, una combinazione di risultati ha comunque qualificato la nostra nazionale per la seconda fase del mondiale ma, se l’Italia ora vorrà ambire a qualcosa d’importante, dovrà cambiare decisamente marcia.
Sorprese
Insomma, nell’ultima settimana sportiva non sono certo mancate le sorprese. Chi avrebbe scommesso un solo centesimo, ad esempio, su una finale maschile degli Us Open di tennis tra il giapponese Kei Nishikori ed il croato Marian Cilic, capaci di avere ragione in semifinale di due “mostri sacri” del calibro di Novak Djokovic e Roger Federer? E pensare che Nishikori questo torneo non lo avrebbe neanche dovuto disputare, causa un’infezione all’alluce del piede destro che lo aveva tenuto lontano dal rettangolo di gioco nelle ultime settimane.
Il tutto a dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, che nello sport non si parte mai battuti in partenza e bisogna davvero crederci sempre.