Villa Necchi Campiglio

Un monumento storico, un luogo vivo che racchiude in sé l’identità culturale dei milanesi
villa necchi

Nel cuore di Milano in via Mozart 12, nascosta dal giardino con tennis, piscina e orto, sorge Villa Necchi Campiglio, monumento e opera d’arte d’incomparabile bellezza e fascino, divenuta proprietà del FAI per disposizione testamentaria delle sorelle Gigina Campiglio Necchi e Nedda Necchi, che affidano la loro casa al Fondo per l’Ambiente Italiano, affinché venga restaurata e messa a disposizione del pubblico.  

Le sorelle Necchi, «antiquate, dolci, aperte, trasognate, generose, sempre pronte a dare una mano». Gigina, «ricca ma discreta, dolce e buona, Nedda sempre occupata nei suoi hobby, nel comprare quadri moderni in contrasto con lo stile che la circonda», ricordate entrambe «semplici e schive». Questi i Necchi Campiglio, amabili, eleganti, generosi, in una Milano illuminata e intraprendente.                                                                                                                                          

 Villa Necchi Campiglio immaginata dal Portaluppi con l’elegante sobrietà di una casa di campagna, la composta tendenza alla monumentalità, l’asciutta ortogonalità delle linee costruttive, la scarsità di modanature, l’essenzialità rigorosa, custodisce la storia di uno stile di vita, uno spaccato sociale di quell’ alta borghesia milanese dei primi del Novecento, interpretata da Boccioni con tenace ottimismo nella Città che sale.                                                            

Capolavoro di Piero Portaluppi, architetto milanese di brillante creatività e innata eleganza, realizzato tra il ’32 e il’ ’35, nell’ epoca del rinnovamento architettonico della Milano tra le due guerre, sancisce l’ingresso del razionalismo e al contempo il persistere di elementi di stile Dèco. Ogni milanese riconosce la vera identità della sua città, visionaria e pragmatica, pezzo della sua storia e della sua cultura, Villa Necchi Campiglio, ‒ plangé dans le vert, scriveStendhal entusiasta ‒, è un felice connubio di verde, quiete, centralità cittadina.  

Tutti i dipinti e le sculture esposti al piano terra provengono dalla Collezione Claudia Gian Ferrari, gallerista e storica d’ arte milanese. Tra queste spicca la scultura in gesso policromo di Arturo Martini, L’ amante morta del ’21 e il grande dipinto di Mario Sironi La famiglia del pastore del ’29.                                              

 Caro al Portaluppi il motivo delle losanghe nel soffitto e il cromatismo color crema, stile anni ‘30, intreccio di costolature è tema ricorrente nell’ arte applicata dell’epoca anche nei sottarchi degli edifici quali quello di via Salvini. Tra i dipinti della collezione Gian Ferrari, sono in esposizione Morandi, Carrà, Sironi, Martini, Wildt, De Chirico, straordinaria ontologia dei decenni centrali del XX, dal Futurismo al Novecento, dalla Metafisica ai Valori Plastici.                                                                                                                                                                                   

Villa Necchi Campiglio si presenta secondo forme e principi tipici di un’abitazione di villeggiatura immersa nella natura, per l’ampiezza delle aperture abitualmente non utilizzate per edifici che si affacciano su strada, per il modello di altezza ridotta e allungata in senso orizzontale.

 Il rapporto con il giardino vede l’elegante cornice anni ’30 accogliere e valorizzare luce e colori della natura circostante. Per Portaluppi dunque «la casa moderna ‒  tutto un serramento ‒, il culto, la cura, la precisione nel perfezionare ogni ordigno di chiusura, hanno fatto della casa una scatola preziosa». Prezioso anche il geometrico dialogo tra il pavimento in travertino, marmo verde di diverso cromatismo a fascia intrecciata, razionale rigore, bilanciato dal rigoglioso giardino esterno.                                                                                                                   

All’interno la prospettiva, l’arioso gioco dei volumi, gli scorci, permettono di prolungare la visione sino al giardino e a via Mozart. Il progetto della piscina, raffinata vasca ornamentale di eco classico prevedeva il progetto di una serie di statue, scartato perché giudicato troppo solenne dai Necchi Campiglio a favore di una maggiore semplicità più consona al loro gusto.                                                                                                

Una tecnologia inaspettatamente moderna permette di offrire quanto di più elaborato per l’epoca in termini di impianti di riscaldamento invisibili, di ascensori, montavivande, citofoni interni,  jardin d’hiver climatizzato, vetrate manovrabili elettricamente, impianti di riscaldamento aggiornato, piscina riscaldata da serpentine, cambi d’ acqua automatici.  

Praticità e lusso si confrontano nel ricercato utilizzo di materiali di qualità: privilegiato nel primo ‘900 l’ ottone, ma anche il granito, il marmo, il noce, il palissandro. Attenta la cura per l’apparato decorativo firmato dal Portaluppi che disegna personalmente arredi, mobilio, servizi di porcellana bianca con il tradizionale bordo dorato Déco.                                                                                                                                                                       

Cifra stilistica del Portaluppi, nella stanza dei fumatori, il bel fregio a losanghe a specchio dalle due porte scorrevoli.                                                                                                                                                                                                         L’ intervento dell’architetto Tommaso Buzzi nel 1938 segna il passaggio dalla predilezione per i motivi astratti Déco, tipicizzati nel geometrismo della balaustra della hall, al razionalismo, à la page, in linea con la novità dell’ epoca, apprezzate dall’ alta società. Nel 1938 Buzzi va oltre e rinnova lo studio di Angelo Campiglio con la rimozione dello stile anni ’30, la scelta dello stile impero, neoclassico ottocentesco di moda nelle storiche case milanesi di famiglie d’ antico casato.

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