Vignette che scatenano… la pace!
Dedicare un libro, e di pedagogia per di più, a dei personaggi di carta potrebbe apparire una scelta inconsueta. Ma Gibì e Doppiaw, i due amiconi nati dalla matita di Walter Kostner ben noti ai nostri lettori, meritano davvero pagine di analisi e approfondimenti. È il caso di quelle contenute ne I tesori di Gibì e Doppiaw. Educarsi alla relazione (Città Nuova Editrice): volume che reca i contributi di Michele De Beni, psicoterapeuta e pedagogista ed anche suo curatore, della critica d’arte Lia de Pra Cavalleri, dell’illustratrice e fumettista Alessandra Mantovani, e del cantautore, regista e poeta Leopoldo Verona. Il fumetto è del resto considerato oggi strumento espressivo a tutti gli effetti, purtroppo anche in senso negativo, come dimostrano i recenti fatti internazionali. Ma le strisce che raccontano le storie e i dialoghi di questi due hanno una particolarità: veicolano, con semplice essenzialità, messaggi positivi riguardanti i grandi temi valoriali, quali l’amicizia, la capacità di dono, il dolore, l’amore per la natura, la solidarietà, la speranza, l’arte di amare, il senso dell’impegno, dell’errore, del trascendente…. Tutti contenuti di notevole impatto emotivo e formativo sia per un pubblico giovanile che per quello adulto. Ne abbiamo parlato con lo scrittore e saggista Claudio Gallo della Biblioteca Civica di Verona, docente di Storia del fumetto presso l’Università di questa città e autore anche della postfazione del volume Lei ha definito Kostner coraggioso fino all’incoscienza nello scegliere, per le storie di Gibì e Doppiaw, quella particolare forma grafica che combina segno e parola e che non ha mai avuto tanta fortuna nel nostro paese…. È vero, l’Italia non ha mai dato molto spazio alla striscia, racconto attraverso parole e immagini. Io ricordo che negli anni Sessanta solo il Giorno iniziò a proporre regolarmente le strips, mentre erano invece una delle componenti essenziali dei quotidiani statunitensi. Sempre a proposito di Kostner, lei ha parlato di letteratura disegnata. Vuol precisare? È una definizione che evidenzia l’elemento costitutivo del fumetto: la narrazione. Il fumetto racconta. Racconta una storia attraverso le parole e le immagini. A me pare che Kostner non esprima soltanto un linguaggio originale quanto una sua propria poetica, ovvero una specifica capacità di interpretare il mondo attraverso uno stile, un intreccio e un ritmo narrativo. Intendiamoci: quando parlo di poetica, di visione del mondo, mi riferisco alla presenza di una morale. Ed è questo che dà una dignità particolare anche alla produzione fumettistica. Se noi consideriamo il fumetto soltanto un linguaggio, in qualche modo lo sminuiamo, come succede adesso in molte scuole dove finalmente lo si insegna, ma solo come combinazione di parole e disegno. L’affermazione delle strisce di Gibì e Doppiaw al di là dei confini nazionali dimostrerebbe la loro adattabilità ad ogni tipo di cultura. A cosa si deve questa proprietà? Secondo me, l’universalità della poetica di Kostner risiede in due elementi essenziali: lo sguardo incantato dei due protagonisti verso il mondo dei bambini, verso la natura e gli animali; e la forza dell’autore che risiede nella coerenza della sua personalità, cultura e fede. Egli dimostra un forte rispetto verso le persone e l’ambiente, propone un messaggio di pace e di solidarietà e attribuisce una particolare importanza ai sentimenti, al dolore di vivere, in una dimensione di confronto con l’assoluto. Sono caratteristiche anche di altri autori di strips? Tra quelli che conosco non mi pare. Queste categorie io le considero una sua peculiarità. In lui, fede e fumetti si conciliano con straordinaria delicatezza. In cosa consistono allora le affinità, e in cosa invece si distacca Kostner, per esempio, da disegnatori quali Schulz e Quino? Le affinità si limitano, a mio avviso, alla tecnica del disegno, ai modi in cui vengono organizzate le vignette, ma anche alla particolare rivisitazione del linguaggio dei due maestri, in cui l’essenzialità del segno, solo apparentemente primitivo, è frutto di una ricerca originale e personalissima. Per quanto riguarda invece le tematiche, le diversità sono molto evidenti. I disincantati Peanuts di Schulz, per esempio, offrono una visione critica della società americana da un punto di vista eminentemente laico. In un suo editoriale Laura Scarpa, scrittrice, disegnatrice e insegnante alla Scuola del fumetto di Milano, chiedeva al fumetto moderno una nuova dimensione creativa… In effetti mi sembra che Kostner realizzi questa esigenza di tracciare nuove rotte per il fumet- to, senza ripetere il passato oppure adagiarsi su un successo momentaneo. E ciò anche rispetto al fumetto tradizionale proposto dal mondo cattolico, spesso molto pedagogico e ricalcante schemi esterni. Forse Kostner riesce ad evitare un certo moralismo (una morale, abbiamo visto, c’è) perché le sue storie esprimono esperienze vissute, proponendo modi semplici e concreti per vivere situazioni anche complesse, per superare conflitti e tristezze… Questo è un pregio di Kostner, perché non si rifà solo a schemi astratti ma introduce nel suo lavoro anche il vissuto. Proprio per valorizzare il messaggio positivo dei suoi personaggi, nel suo 50° Città nuova, uscita con una grafica rinnovata e una nuova impostazione degli articoli e rubriche, ha spostato in apertura di numero le strisce di Kostner e del suo collega Sedini collocate solitamente alla fine. Le vignette confinate nelle ultime pagine mi ricordano un po’ certe riviste italiane degli ultimi anni dell’Ottocento e i primi del Novecento dove apparivano storielle mute, strisce spesso di produzione straniera: sembravano – ed erano – dei riempitivi, tanto è vero che a volte c’erano e a volte no. Nel caso di Città nuova non posso che felicitarmi per aver dato maggiore rilevanza alle vignette. Certo che la fortuna delle nuvole parlanti o della letteratura disegnata, comunque si voglia chiamarle, dipende anche dalla capacità, da parte dei mezzi di informazione e di formazione, di farne un uso più convinto e dignitoso. Gibì è il bambino che osserva il mondo con meraviglia e incanto, mentre Doppiaw, più grandicello, lo prende un po’ sotto la sua ala protettiva, ma in fondo il loro è un rapporto alla pari. Sarebbe, questa dell’armonia tra diverse età, una delle carte vincenti dei fumetti di Kostner? È una spiegazione convincente. Del resto, anche se le cose non vanno sempre in maniera perfetta, si rispecchia in essi la vita, in cui un bambino o una persona più debole trovano aiuto in qualcuno più grande ed esperto di lui. Occorre grande rispetto nel fare questo perché a volte, invece di metterglisi accanto per fare un pezzo di strada insieme, si può condizionare l’altro oltre il dovuto. È questo rispetto invece che riscontro nei personaggi di Kostner. VALORI COME TESORI È il titolo di una mostra itinerante interattiva sulle strisce di Gibì e Doppiaw il cui scopo è di portare gruppi di genitori, figli, allievi ed insegnanti ad una maggiore coscientizzazione, più immediata e motivante dal punto di vista espressivo, riguardante alcune piste tematiche sui valori. La mostra fa parte di un più vasto progetto promosso dal Centro studi pedagogici del Movimento dei focolari e articolato in due fasi tra loro interagenti: una a livello più generale – che convergerà nel convegno internazionale dal titolo E per scuola… una città, che avrà luogo a Castelgandolfo dal 31 marzo al 2 aprile – ed una più particolare diretta alla formazione di gruppi di educatori (insegnanti, genitori, rappresentanti di associazioni educative) sempre sul tema della centralità dei valori.