Vigilia di Natale al cinema
Fra le molteplici uscite natalizie, segnaliamo due film interessanti e distensivi, pur nel genere diverso
Leonardo Pieraccioni interpreta e dirige Finalmente la felicità, commedia brillante e generosa dove lui, musicista ingenuo e fallimentare, riesce tuttavia a trovare l’amore e una famiglia (cosa strana nel cinema italico attuale). Leonardo si fa accompagnare da un cast in forma (Ariadna Romero, top model brasiliana, Thyago Alves, anche lui nato nella moda, Rocco Papaleo, dalle gags esilaranti…), sciorina una storiella piacevole e un po’ “televisiva”, ma alla fine la felicità la raggiunge. Ed il film si snoda simpaticamente tra la Toscana e la Sardegna con belle immagini vacanziere, un pizzico di buonumore e voglia di divertire, senza le solite pesantezze dei “film-panettone”.
Altra cosa il filmone diretto da Jean-Jacques Annaud – specialista di kolossal storici (Il nemico alle porte, Sette anni in Tibet) -, Il principe del deserto. Tratto dal romanzo Paese dalle ombre corte di Hans Ruesch, l’opera racconta epicamente la vicenda del principe Auda, timido studioso che tra mille peripezie si trasforma in re, nell’Arabia dei primi anni del secolo scorso. Un nuovo Lawrence d’Arabia? Non proprio, anche se è vero che film su questo mondo non se ne vedono molti in giro. Il principe del deserto vede cavalcate e attraversate del deserto, duelli e battaglie, costumi sfavillanti ed una fotografia che è una gioia per gli occhi. Abilmente, miscela per il grosso pubblico occidentale tradizione e modernità, citazioni coraniche ed aperture all’oggi: l’Islam presenta per lo più il suo volto moderato e pacificatore, anche se non mancano accenni fondamentalistici. Insomma, Annaud (e i produttori arabo-spagnoli) sanno come fare ad ammaliare gli europei. Il cast regge molto bene, fondato com’è su un Antonio Banderas, credibile emiro, sull’intenso Tahar Rahim (quello de Il profeta), sulla ardente principessa Leyla (Freda Pinto). Amori (casti), guerre, sedute coraniche si intrecciano in una narrazioneche non ha un attimo di stanchezza, ma avvince con lo splendore delle immagini e l’epos del mondo arabo, sempre suggestivo e conquistatore del pubblico.