Vietato copiare!
Regole a scuola.
Niente più ronde di professori attenti al minimo movimento tra i banchi, né bigliettini nascosti nel vocabolario, né compagne di classe che elargiscono prodighe il risultato di matematica ai vicini: un liceo milanese ha detto basta a tutto questo. Su suggerimento di un professore di filosofia, gli studenti hanno sottoscritto un patto d’onore che li impegna a non copiare e a non lasciare copiare i compagni durante i compiti in classe, come proposta educativa. Mettere al bando comportamenti sleali, combattere furbizie, promuovere tra i ragazzi una cultura meritocratica è l’obiettivo che si prefigge il patto. Perché “copiare” non è una violazione di poco conto; nel mondo anglosassone questa pratica tanto cara agli studenti – e si dice –, soprattutto a quelli italiani, viene bollata con il più forte verbo “imbrogliare” e gli studenti invitati a denunciare i compagni.
La proposta del liceo Parini mi lascia perplessa (sconsiglio ai tanti amici insegnanti, di cui perderò l’amicizia in poche righe, di leggere oltre!). Indelebili scorrono nella mia mente le immagini di quando ero al liceo. Si copiava soprattutto durante il compito di greco. Sì, perché circolava voce che l’insegnante dovesse essere priva degli arti inferiori. Nessuno ricordava di averla mai vista in piedi e le ultime file della classe erano per lei remoto e dimenticato deserto. Mi domando perché tante meravigliose pagine di Catullo e di Saffo e interminabili sequenze di storia romana siano state inghiottite dall’oblio, mentre rimangono intatti ricordi tanto banali: il suggerimento pronunciato a mezze labbra al compagno che annaspa alla lavagna, il soccorso dell’amica durante un vuoto di memoria, il foglio fatto sporgere ad arte dal banco.
Rimango perplessa: oggi che in quelle aule entro come insegnante comincio ad imparare quale luogo di crescita e di condivisione possa diventare. Luogo dove apprendere le regole, certo, ma anche dove fare esperienza dell’errore, dell’insuccesso come banco di prova, dove imparare a cooperare è importante almeno quanto competere per vincere. Dove il sempre in auge criterio matematico “bene, hai fatto 8 errori, il tuo voto è 2”, potrebbe essere integrato da criteri di valutazione più evoluti, da occasioni di recupero più frequenti.
Mi muovo spesso tra i banchi dell’aula (per evitare che si copi, certo) ma soprattutto per entrare in quei deserti dell’aula, dove qualcuno, cercando di nascondersi, rischia di rimanere inascoltato.
L’iniziativa del Parini ha riscosso successo, altri docenti hanno deciso di “copiarla”. Un dubbio: chi educherà gli insegnanti?