Viaggio musicale in Germania
Domani sarà a L’Aquila, al conservatorio, un gruppo di giovani universitari del Collegium musicum di Osnabrück, in Germania. Una trentina di studenti, che non diverranno mai musicisti di professione – saranno ingegneri, insegnanti e chissà quante altre cose –, ma che studiano musica perché è obbligatorio nelle scuole tedesche. Il contrario, purtroppo, di quanto avviene da noi.
L’Italia, patria della musica, vede questa disciplina relegata alle scuole medie e poi nessuna continuità nelle superiori, dove la stessa storia dell’arte è abbastanza trascurata. Un lamento talvolta indignato che ogni persona amante della cultura e dell’identità italiana eleva, inutilmente da anni, ai nostri ministri dell’educazione, alla cosiddetta "buona scuola”. Nella quale purtroppo si assiste ad un analfabetismo culturale grave.
Questi giovani universitari ci insegnano parecchio: amore, dedizione, professionalità e voglia di divertirsi facendo musica. Perché a far musica ci si diverte, si impara e ci si forma al tempo stesso.
Sono venuti a Roma, nella chiesa di santa Maria dell’Anima, tenuta come un gioiello (da visitare, è uno scrigno di opere d’arte), invitati dal maestro Flavio Colusso, direttore della “Cappella musicale” di questa chiesa, a farci compere un viaggio attraverso gli autori più amati: Paisiello, Bach, Händel, Johnson, Cramer, Mendelssohn, Liszt, Reger e Hindemith. Ossia un pellegrinaggio spirituale dentro ad un percorso attraverso i secoli. La direttrice e fondatrice Claudia Kayser-Kadereit li ha formati benissimo: gli archi non “grattano” mai, i corni o i fagotti non “schioccano”, il complesso è unito, elegante, con un bel suono.
Un piacere l’omaggio al nostro operista Paisiello di cui il soprano Sigrid Heidemann ha cantato l’aria “Le donne han tant’inganni”, una briosa ironia sui vezzi femminili. Ma poi si è passati al serio, non al serioso tuttavia. La celebrata "Ouverture n. 3 in re" di Bach, il sonoro "Concerto grosso in sol" di Händel, il "Concerto per due fagotti e archi" di Johnson, con due studentesse molto affiatate come soliste. È stata una gioia viaggiare nella "Sinfonia in re" di Mendelssohn, nell’"Angelus per archi" di Liszt, nei "Cinque pezzi per archi" di Hindemith.
La professionalità, lo slancio di questo giovane complesso ha sbalordito e suscitato una ventata di applausi. La freschezza dell’orchestra ha fatto bene al cuore e l’ha colmato di desiderio che, anche da noi, la musica classica venga molto più amata, dagli insegnanti in primo luogo. Chi ama la musica, in genere ha l’animo buono: di questi tempi, non è poco.