Viaggi in famiglia: Caporetto
È nota ai più per la disfatta dell’esercito italiano nel 1916, tappa fondamentale della Prima Guerra Mondiale; ma Caporetto (Kobarid in sloveno), paese di circa 4 mila abitanti che nella sua Storia solo dell’ultimo secolo e mezzo è stata Impero Austroungarico, Italia, Jugoslavia e Slovenia (si trova a pochi kilometri dal confine italiano di Stupizza, in provincia di Udine), è molto più del museo dedicato alla battaglia (che pure merita senz’altro una visita, e dal quale si esce, per dirla con un visitatore, “sconvolti da quell’assurdità che è la guerra”). Oggi infatti la città sta puntando sempre più sulla valorizzazione di quelli che sono gli aspetti naturalistici della valle dell’Isonzo e degli sport che vi si possono praticare, tanto che la piazza del paese è un pullulare di negozietti e agenzie che affittano mountain bike, organizzano tour guidati in bici o a piedi per tutti i gusti e livelli di preparazione fisica, oppure offrono ai più avventurosi discese in kayak sulle acque straordinariamente azzurre del fiume.
A farci da guida è un amico la cui storia familiare è, a suo modo, un compendio della Storia del luogo: una famiglia vissuta tra la Slovenia e l’Italia, passando il confine a seconda di dove le vicissitudini belliche e politiche rendevano opportuno (e necessario, per la propria sicurezza) spostarsi. Dalla piazza ci fa salire al Sacrario militare, dove sono custodite circa 7000 salme, di cui molte senza un nome: forse è questo, ancor più che il museo, il luogo in cui rendersi conto dell’orrore della guerra – oltre che in cui godersi un pittoresco panorama sulla valle. Scendiamo poi verso l’Isonzo, dove parte un simpatico percorso a piedi (adatto anche alle famiglie, per quanto sia consigliabile avere un marsupio o uno zainetto portabimbi e non un passeggino in caso di bambini molto piccoli) che costeggia il fiume tra ponti sospesi, vecchie trincee e comodi sentieri. L’amico ci racconta che, quando da piccolo ha per la prima volta visto un fiume dalle acque che non fossero azzurro cielo come queste, è rimasto stupito: solo poi ha capito che è l’Isonzo ad essere un’eccezione, e perché i turisti sono così meravigliati nel vederlo.
Una camminata di circa una ventina di minuti ci porta alle cascate, di cui la principale è chiamata Slap Kozjak(nella foto principale): incastonata in una gola di rocce scure che si chiude ad anfiteatro, è il punto di conclusione di un percorso tra passerelle e scalette che farà la gioia dei bambini (e non solo). Vale la pena visitarla fuori stagione: non solo perché in tal caso è gratuito (da tarda primavera fino all’inizio dell’autunno è necessario pagare 5 euro di biglietto ad una casetta di legno posta poco prima della cascata), ma soprattutto per evitare affollamento. Dopo la foto di rito, rientriamo verso il centro del paese, costeggiando il fiume in cui si intravvedono anche i pesci; e passando dall’imponente ponte napoleonico, a diverse decine di metri dal pelo dell’acqua.
Dopo una sosta per il pranzo, ci incamminiamo su un percorso di tutt’altro genere: il sentiero naturalistico che si dirige verso le Valli del Natisone. L’itinerario attraversa quella che un tempo era una palude, e che dopo la bonifica ha lasciato posto ad un verde lussureggiante tra campi, pascoli e prati: è possibile vedere mucche al pascolo, alveari, uccelli di diverse specie, e anche gli stagni e ruscelli in cui è stata convogliata l’acqua ai tempi della bonifica con i loro peculiari ecosistemi. Anche questi, però, in qualche modo minacciati: il nostro amico nota come l’acqua sia adesso ben più scarsa di un tempo, alcuni stagni sono addirittura secchi. Ottima da lì la vista anche sul Monte Nero e sul Matajur, anch’essi teatro della Prima Guerra Mondiale.
Per chi ha bambini al seguito, un buon suggerimento è concludere con una sosta al vicino parco: recintato e ben fornito di giochi, è luogo adatto a lasciare i bambini liberi di scorrazzare senza pericoli.