Via Lucis, la povertà e l’incontro con Dio

«Ho trovato il Signore nei poveri, e Lui si è donato a me». Un gruppo di giovani italiani da diverse provenienze si sono messi in cammino per conoscere le periferie del nostro Paese ed essere testimoni della luce del Vangelo tra gli emarginati. Pubblichiamo l’esperienza di Samuele, uno dei pellegrini della Via Lucis 2024.
Foto Pexels

Nella maggior parte delle esperienze della mia vita mi è capitato di stravolgere le aspettative iniziali: partivo con delle idee e, puntualmente, mi ritrovavo a vivere situazioni completamente diverse da quelle immaginate. È stato così con la Via Lucis. Il 5 settembre ho intrapreso questo cammino con altri sette ragazzi, con l’idea che mi sarei donato a Dio, servendo i più poveri; il 12 settembre sono tornato alla mia vita con le aspettative stravolte: è stato Dio a donarsi a me attraverso i poveri.

Dopo aver ricevuto il mandato da S.E. Mons. Giorgio Ferretti nella chiesa di Gesù e Maria di Foggia, abbiamo inaugurato il nostro percorso. Siamo stati a Borgo Mezzanone (FG), un luogo definito “ghetto”, un insediamento che sulla carta non esiste. Un luogo dove, però, vivono circa tremila persone, tra migranti e non. Un luogo dove persone come Dina (responsabile parrocchiale del settore migranti), hanno deciso di mettersi al servizio di quelle persone che vi abitano, per restituire loro la dignità che meritano.

Alcuni dei pellegrini della Via Lucis 2024.

Siamo stati a Roma: lì, con le Missionarie della Carità, abbiamo servito alla mensa dei poveri. Ho visto tutta la dolcezza e la tenerezza di queste sorelle che, sulla scia di Madre Teresa di Calcutta, porgono agli ultimi il bicchiere d’acqua che Gesù desiderava sulla croce.

Siamo stati a Terni, dove abbiamo incontrato don Roberto che da vent’anni accoglie volontariamente decine di ragazzi che chiedono ospitalità nella sua canonica; ragazzi che chiedono solo un posto per dormire, ma trovano un padre che spalanca loro il cuore.

Siamo stati a Perugia, dove abbiamo incontrato gli operatori della Caritas che portano luce nella vita delle persone che si sono ritrovate a fronteggiare pesanti difficoltà economiche. Nei pressi del capoluogo umbro, abbiamo avuto la grazia di conoscere i ragazzi di una meravigliosa comunità di accoglienza: una famiglia allargata, composta da due coppie di sposi che esercitano la loro genitorialità nei confronti di ragazzi feriti dalla piaga della tossicodipendenza.

Ciascuna delle giornate trascorse nel servizio di queste persone si concludeva con l’Adorazione eucaristica e col ricordo dei “santi della porta accanto“: Luca D’Amore, Rossella Petrellese, Marianna Boccolini e Salvatore Mellone sono solo alcuni esempi di giovani che hanno testimoniato nella loro vita l’amore di Cristo; in ciascuna delle loro storie è evidente la luce che hanno emanato nel loro cammino sulla Terra.

A Perugia sono stato costretto per impegni personali a terminare il percorso della Via Lucis, che per gli altri fratelli è proseguito nelle tappe di Siena e Torino. Sono tornato a casa ripensando all’esempio dei “santi della porta accanto” e a quello di tutti gli operatori conosciuti nelle varie tappe della Via Lucis: sono rimasto folgorato da tutta la luce ricevuta da loro lungo il mio breve cammino.

Sono tornato a casa con la consapevolezza di aver visto con i miei occhi dei cristiani autentici, quelli di cui parla Gesù nel quinto capitolo del Vangelo di Matteo: “Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”.

Momento di preghiera attorno alla bandiera della Via Lucis 2024.

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