Via Crucis in tempo di Covid/3

Proponiamo ai nostri lettori in 4 puntate una Via Crucis che ci invita a riflettere sulla passione di Gesù e sulla nostra, legando insieme la sua vita con la nostra attualità. Oggi dalla nona stazione all'undicesima. Le precedenti stazioni qui e qui. Domani le ultime stazioni.

IX Stazione: Gesù cade la terza volta

La pietà popolare ha immaginato tre cadute lungo il cammino verso il Calvario. Chissà, forse saranno state anche di più… Ma quel numero tre sta a significare il peso di un’oppressione enorme che schiaccia a terra Gesù. “Egli portò i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce” (1 Pt 2, 24). “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore” (2 Cor 5, 21). Che pesi enormi sta caricando l’epidemia, specialmente sui più poveri, su quelli che vivono del lavoro giornaliero e che d’improvviso si trovano senza di che poter vivere. E quante cadute in depressione… “In tutti i tuoi passi pensa a lui ed egli appianerà i tuoi sentieri” (Pro 3, 6). Ci sei accanto, in ogni nostra caduta: “mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra” (Sal 39, 10); “tu mi hai preso per la mano destra.Mi guiderai con il tuo consiglio e poi mi accoglierai nella tua gloria” (Sal 73, 23-24).

X Stazione: Gesù spogliato delle vesti

Tutti e quattro i Vangeli dicono che i soldati si divisero le vesti. Non dicono che furono i soldati a spogliare Gesù. Si spogliò da solo. Fu l’ultimo gesto, uguale al primo quando, Verbo, si fece uomo: “Pur essendo nella condizione di Dio… spogliò se stesso assumendo la condizione di servo” (Fil 2, 6-7). L’aveva fatto anche la sera prima, nel cenacolo, quando “depose le vesti” per lavare i piedi di discepoli (Gv 13, 4). Si spoglia, dà la vita, come buon Pastore. La piccola e povera Albania questi giorni si è spogliata di un manipolo di medici e infermieri per rivestire l’Italia. C’è ancora chi è pronto a rinunciare a se stesso, sull’esempio di Gesù, e servire e dare la vita per l’altro. Di quante cose dobbiamo ancora spogliarci per ritrovare la nudità di Adamo e di Eva, la semplicità di vita. Liberarsi del superfluo, da tante sovrastrutture, inutili, che ci siamo messi addosso e appesantiscono il nostro cammino. Liberarsi donando, come Gesù.

XI Stazione: Gesù è inchiodato in croce

“Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io sono” (Gv 8, 28). A Mosè, sul monte Sinai, Dio si rivelò come “Io sono”. Soltanto Dio veramente è e può dire in tutta verità: “Io sono”. Nessuno “è” come lui “è”. Gesù, al culmine della sua umiliazione, quando, inchiodato sulla croce come un malfattore e un maledetto da Dio (perché la Scrittura dichiara maledetto chi è appeso al legno: Deut 21, 22-23), sembra ormai una nullità, mostra il suo vero essere: “Io sono”.Muore per amore e svela il vero volto di Dio: Amore. È questa l’identità di Gesù, il suo vero essere. Il virus ci inchioda nelle case, negli ospedali, ci innalza sulla croce, ci umilia, riduce al nulla la nostra potenza e prepotenza. Che sia un appello a trovare il nostro vero io? La realtà più profonda del nostro essere: l’amore? “Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12, 32). Proprio perché tu “sei” e sei “Amore”, innalzato in cielo – perché la tua crocifissione è la tua gloria – apri il cielo per noi, come lo apri per il buon ladrone, e ci porti con te. Ci sollevi dal nostro niente, ci attiri a te, alla vita divina, tutti insieme, fatti una famiglia con te, con il Padre, con la Madre che ci dai dalla croce.

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