Via Crucis in tempo di Covid/2
V Stazione: Il Cireneo aiuta Gesù a portare la croce
Prese la croce di malavoglia: lo costrinsero (Mt 27, 32). Simone di Cirene tornava a casa dopo una mattinata di lavoro in campagna, quando i soldati si avvalsero del diritto di imporre l’angheria, il servizio gratuito. Camminando dietro a Gesù il giogo si faceva dolce e il carico leggero (Mt 11, 30). Continuò a seguire Gesù anche dopo, divenendo suo discepolo, assieme ai figli Alessandro e Rufo. Simone, senza che allora lo sapesse, aveva obbedito alla parola di Gesù: «Se qualcuno vuol venire dietro a me… prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16, 24). Fece sua la croce di Gesù e le sue croci si mutarono nella croce di Gesù. Medici, infermieri, personale di servizio… Quante persone si prodigano in questi giorni per gli ammalati del virus! Alcuni costretti dalla necessità, angariati, altri con convinzione, tutti comunque mettono a rischio la propria vita. Siamo grati a questi Cirenei e preghiamo per loro. Gesù non è da meno e prende su di sé la nostra croce. La croce “pesa di meno” scriveva Igino Giordani, “se Gesù ci fa da Cireneo”. E pesa ancora di meno se la croce la portiamo insieme: «Una croce portata da una creatura alla fine schiaccia; portata insieme da più creature con in mezzo Gesù, ovvero prendendo come Cireneo Gesù, si fa leggera: giogo soave. La scalata, fatta in cordata da molti, concordi, diviene una festa, mentre procura un’ascesa». È come se Gesù ci dicesse: Non temete, dunque, perché, se siete uniti, Io sono con voi, e come Cireneo porto la vostra croce, qualsiasi essa sia.
VI Stazione: La Veronica asciuga il volto di Gesù
Secondo la tradizione orientale la donna che asciugò il volto a Gesù mentre saliva al Calvario, si chiamava Berenike. Qualunque fosse il suo nome la tradizione latina gliel’ha cambiato con un nome nuovo: Icona vera, Veronica. Sì, perché il sangue, il sudore, gli sputi, la terra di cui era imbrattato il Santo Volto di Gesù hanno stampato l’immagina sul lino, ma la vera immagine di Gesù si è stampata indelebilmente nel cuore della donna: la sua identità, il suo nome, sarà per sempre Veronica, il volto vero di Gesù. Quanti volti sfigurati negli ospedali, nelle tende improvvisate, irriconoscibili dietro la maschera dell’ossigeno. E quante mani pietose, anche se avvolte dai guanti, si posano su di loro… “Il tuo volto, Signore, io cerco” (Sal 26, 9), “Mostraci il tuo volto e saremo salvi” (Sal 79, 20). È il desiderio di ogni cuore, vedere Dio, vedere il volto di Dio. Quando amiamo qualcuno vogliamo guardarlo in volto. E Dio possiamo vederlo? Gesù ci ha detto di sì: “Chi vede me, vede il Padre” (Gv 12, 45). E ha aggiunto: “Chi vede il fratello, vede il Signore” (Ipsissima verba). Sì, possiamo vedere il volto di Dio, nel volto sfigurato di ogni fratello. Ma occorre un cuore puro, come quello della Veronica: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5, 8).
VII Stazione: Gesù cade la seconda volta
La croce la porta ormai Simone di Cirene, eppure Gesù cade ancora una volta. È un altro il peso che lo accascia: «Si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori… schiacciato per le nostre iniquità… portava il peccato di molti» (Is 53, 4-5.12). Chi si sarebbe mai aspettato che la nostra società, così sicura di sé, potesse essere messa in ginocchio in così pochi giorni, contemporaneamente in tutto il mondo. Gesù si è lasciato trascinare per terra per essere vicino a chi cade. Quante cadute nella nostra vita! Quanti sbagli… A volte verrebbe da scoraggiarsi, da gettare la spugna e arrendersi. Quando siamo a terra ecco che ci troviamo accanto Gesù, caduto anche lui, mai così vicino come in quel momento, che condivide la nostra caduta, il nostro sbaglio…
VIII Stazione: Gesù incontra le donne di Gerusalemme
È Luca a raccontarci che, assieme a una grande folle, anche donne in pianto seguivano Gesù (23, 28-31). Luca è sempre attento alla presenza amorosa delle donne attorno a Gesù, discepole fedeli che lo seguono fino ai piedi della croce. Gesù è grato di non essere lasciato solo sulla via del Calvario, ma pensa soprattutto a quella folla che lo segue, sulla quale è ormai immanente la sciagura della distruzione di Gerusalemme: non pensino a lui, pensino a cambiare vita: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli». Quante donne piangono oggi la morte dei loro cari. Quale grande sciagura si è abbattuta su di noi con questa pandemia. Ma dobbiamo piangere tante altre morti dimenticate: i 7000 bambini falciati ogni giorno dalla fame, i 100 soldati uccisi l’altro ieri da Boko Haram in Ciad, quelli delle guerre senza fine, dei cartelli della droga, dei profughi nei deserti e nei campi di detenzione… Se hanno trattato te così, che sei il “legno verde”, che ne sarà di noi “legno secco”? Dovremmo essere tagliati e bruciati. Che altro meritiamo nella nostra cattiveria? Per fortuna poco dopo dirai: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (23, 34). Ci scusi, ti metti dalla nostra parte, ci difendi, nel tuo amore infinito. Non dobbiamo fare anche a noi così con i nostri fratelli?