Vescovi e religiosi arrestati durante un corteo per i “fuori casta”

Ha suscitato vasta eco nella comunità cristiana, e non solo, il pestaggio di numerosi religiosi e religiose, fra cui l’arcivescovo di New Delhi, Anil Couto
Dalit

Nei giorni scorsi, nella capitale indiana si stava svolgendo una manifestazione di religiosi e religiose in favore dei dalit, i fuori casta, con una particolare attenzione alla loro presenza fra cristiani e musulmani. Nel corso della manifestazione, secondo testimoni oculari, la polizia sarebbe intervenuta nei confronti di alcuni religiosi (vestiti con i paramenti sacri) e religiose, guidati da mons. Couto. Diversi sono rimasti feriti a causa del pestaggio e della carica con cannoni ad acqua.

Il vescovo e i religiosi sono stati trattenuti e poi rilasciati, ma il cardinale Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale e arcivescovo di Mumbai, non ha esitato a definire «una vergogna per l'India l'uso della violenza sui nostri vescovi, sacerdoti e suore, arrestati e detenuti perché lottavano per le giuste domande dei poveri e degli emarginati del Paese».

I diritti dei dalit sono da anni al centro dell’attenzione della Chiesa cattolica e delle federazioni delle Chiese protestanti e rappresentano una delle priorità sia della Conferenza episcopale (Cbci) che raduna i tre riti (latino, siro-malabarese e siro-malankarese) che delle assemblee di vescovi legate alle rispettive tradizioni storico-liturgiche. Esiste, infatti, all’interno dell’organigramma della Conferenza episcopale proprio una segreteria per i diritti dei dalit

Oltre all'arcivescovo cattolico della capitale, gli altri arrestati sono mons. Alwan Masih, segretario generale della Church of North India (anglicani); Roger Gaikwad, segretario generale del National council of Churches in India (Ncci); Mary John, presidente National council of dalit christians (Ncdc); C. Michael, membro della Commissione per le minoranze di Delhi; John Dayal, segretario generale dell'All India christian council e membro del National integration council; Anwar Ali, membro del Parlamento.

«La Chiesa cattolica dell'India è profondamente addolorata – aggiunge il card. Gracias – per l'arresto dei nostri rappresentanti del clero, che stavano solo chiedendo giustizia e uguaglianza per i nostri dalit cristiani e musulmani». «Questa discriminazione viola la Costituzione – sottolinea il presidente della Conferenza episcopale – che al contrario tratta tutti i cittadini come uguali. La nostra preoccupazione va a tutta l'India, che non potrà progredire fino a che una parte della società è discriminata e privata di qualcosa per motivi religiosi. Questo colpisce lo sviluppo della nazione ed è dannoso per l'autorità morale». 

Da parte sua mons. Couto, persona discreta, ma decisa, da sempre vicino ai più poveri e diseredati, al punto da aver invitato per la sua consacrazione episcopale persone di queste categorie, ha tenuto a precisare che «la legge sui diritti dei dalit è incostituzionale e un governo dopo l'altro ha fatto orecchie da mercante dinanzi alle richieste dei cristiani. Ora perpetrano i loro scopi picchiando con brutalità i nostri sacerdoti e le nostre suore, anche arrestandoci».

La lotta per garantire uguali diritti ai dalit cristiani e musulmani va avanti dal 1950, quando il Parlamento approvò l'art. 341 della Costituzione sulle Scheduled caste (Sc): in base a questo paragrafo, la legge riconosce diritti e facilitazioni di tipo economico, educativo e sociale solo ai dalit indù. In seguito, nel 1956 e nel 1990, lo status venne esteso anche a buddhisti e sikh. È la prima volta dal 27 novembre 1997 che vescovi e leader religiosi vengono arrestati per aver abbracciato la causa dei dalit.

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