Verso un monoteismo di comunione
La storia d’Israele è la storia di Dio con un popolo e del popolo con Dio. In quella storia, attraverso gli eventi positivi e negativi interpretati dagli agiografi, Dio si è fatto conoscere come “Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà” (Es 34,6).
Ma come è Dio in se stesso? “Mostrami la Tua gloria”, cioè Te stesso nella tua identità divina, chiese Mosè a JHWH, in un momento di confidenza (Es 33,18-23). Ma Dio gli rispose: “Tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo”. Tuttavia Mosè potrà fare un’esperienza unica di Dio, potrà vedere le Sue spalle! Mosè non potrà vedere il Suo volto, non potrà avere una visione diretta di Dio. Dio non può essere visto senza morire.
Un’esperienza simile, eppure nuova, la fece il profeta Elia (1 Re 19,11-13): l’esperienza di un Dio che non si manifesta, come a Mosè sul Sinai, con tuoni, fulmini e terremoti, ma si rivela con “un mormorio di vento leggero”, una rivelazione nel silenzio, nell’intimo del profeta. JHWH è un Dio vicino, pur nella sua assoluta Trascendenza.
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