Verso la capanna di Gesù

Favola

C’era una volta un ragazzetto di nome Marco, che voleva  andare a trovare Gesù, appena nato nella capanna di Betlemme. «Andrai tutto solo a Betlemme? –gli aveva chiesto la mamma –. Il viaggio è lungo per un ragazzetto della tua età!». «Ormai sono abbastanza grande – le aveva risposto Marco –, vedrai che me la caverò bene!».

Ma in cuor suo Marco sapeva che sarebbe stata una lunga camminata e la strada era tutta in salita. Pensò che sarebbe stato bello avere compagnia.

«Dove vai?», gli chiese Sara, la sua compagna di scuola. «Vado a trovare il Salvatore che è nato a Betlemme, vieni anche tu?». «Perché no? La mamma mi darà il permesso, se vengo con te», sospirò Sara.

E così partirono. La strada era tutta a curve e in salita, proprio come se l’aspettava Marco.

«Ho sete», disse Sara. «Già, non abbiamo pensato a portarci delle provviste!», osservò Marco, ma non fece in tempo a preoccuparsi, perché dalla curva sbucò un ragazzetto alto come lui, con i ricci e gli occhi neri. Aveva un otre grande e un sorriso bianco che splendeva sulla pelle scura.

«Vuoi dell’acqua?», chiese a Sara. «Oh, certo, ho molta sete – annuì la bambina –. Stiamo andando a Betlemme».

«Andate da Gesù? L’hanno detto  gli angeli dal cielo che lo avremmo trovato là».

«Come ti chiami?», chiese Marco. «Sono King, sono ghanese.  Posso venire  anch’io con voi?».

«Sì, porteremo l’acqua a Gesu!», concluse Sara. E i tre si misero allegramente in cammino. «Ora però ho fame», disse fra sé Marco.

Alla curva successiva si fermarono, perché una bambina in un sari color oro, chiese loro: «State andando alla capanna di Gesù?». «Sì, vuoi venire anche tu?», le chiese Marco, osservando interessato le focaccine di uva che stava portando in un grande vassoio posato sul capo. «Certo, e voi avete un gran fame! Volete una focaccina fresca? Le altre le portiamo a Gesù e alla sua mamma». «Oh, bene, è stata una fortuna incontrarti, come ti chiami?», chiese King, che era un golosone.

«Il mio nome è Hina, sono indiana». E tutti e quattro si rimisero in cammino.

Ma venne una folata di vento freddo e Hina rabbrividì: «Che freddo!», disse, seguendo la strada che preparava la curva. Ed ecco appena di là, giungere a passettini un bimbetto che portava due copertine calde e colorate sulle spalle.

«Ciao, potresti darmi una coperta? Ho proprio freddo!», gli chiese Hina gentilmente. «Certo, ma tu dove vai?», le chiese il bimbetto. «Andiamo tutti da Gesù, a Betlemme – rispose  King per tutti –. Vuoi venire con noi? Come ti chiami?». «Sono Alam, sono marocchino e vengo volentieri con voi, porterò una copertina a Gesù che avrà freddo stanotte!». E tutti ripresero il cammino.

«Sono così stanca ormai», si lamentò  Sara, salendo su, su per la strada.

«Non ti preoccupare – le disse Marco –, ora ci diamo tutti la mano e ci aiutiamo, se stiamo insieme arriveremo a Betlemme». E così tutti si diedero la mano, Marco, Sara, King, Hina ed Alam fecero una piccola catena.

Ma venne il buio e la strada era confusa e faceva un po’ di paura. Forse mancava poco ormai alla capanna, quando, dopo un’altra curva, ecco apparire una debole luce, che dondolava nel buio: qualcuno stava camminando verso di loro. «Guarda quanti bambini: dove andate? Volete la mia torcia per camminare al sicuro?», disse una bambina. «Grazie, potresti venire anche tu con noi da Gesù». «Perché andate a trovare Gesù?». «Perché da lui si sta bene». «Allora vengo anch’io». «Così gli porteremo un po’ di luce! Come ti chiami?», le chiese Alam. «Mi chiamo Amina e sono slava».

E ripartirono. Arrivarono presto alla capanna, dimenticando fame, sete, freddo, stanchezza e paura. Ma le loro voci arrivarono ancor prima a Giuseppe e Maria.

«Giuseppe, vai a vedere chi c’è là fuori, sento voci di bambini», disse Maria.

Giuseppe, che stava riordinando la paglia nella capanna, uscì, li guardò un momento sorpreso, sorrise e allargò le braccia: «Bambini, venite, chissà quanta strada avete fatto per arrivare fin qui!».

Fece a tutti loro una carezza, raccolse l’otre dell’acqua, il vassoio di focaccine, le coperte e la torcia: «Oh, di tutto questo avevamo proprio bisogno. Grazie!». I bambini si fermarono immobili all’entrata: era tutto in penombra, ma la mamma con il bambino erano avvolti di luce, almeno così sembrava ai loro occhi. Maria posò il bimbo e li abbracciò dicendo: «Finalmente siete arrivati, Gesù vi aspettava! Ma ora pare che dorma!». «Eh no, che non dorme…», avvertì King. Tutti e sei si avvicinarono per accarezzare quel bimbo che sorrideva e si sentirono proprio bene. Il piccino aveva aperto davvero gli occhietti, li guardò uno per uno e sapeva che stava benedicendo tutto il mondo.

Allora Amina, King, Marco, Hina, Alam e Sara si presero per mano e intonarono un girotondo, intorno al giaciglio di Gesù Bambino.

GIRO GIRO TONDO,

FACCIAMO BELLO IL MONDO

PRENDIAMOCI PER MANO,

INSIEME POI CANTIAMO:

VOGLIAMO UN MONDO IN PACE

E CHE CI SIA LA LUCE

PORTATA DA GESÙ

A SCUOLA, A CASA, LAGGIÙ…

E POI DOVE VUOI TU.

 

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