Verso la beatificazione di Francesco Saverio Toppi
Mercoledì 2 aprile, nel settimo anniversario della morte, ha preso il via la causa di beatificazione e canonizzazione di mons. Francesco Saverio Toppi (1925-2007), religioso cappuccino, arcivescovo di Pompei dal 1990 al 2001. Nel 1949, ad appena 23 anni, pochi mesi dopo l'ordinazione sacerdotale, conosce Chiara Lubich ed entra immediatamente in sintonia con l'ideale dell'unità, rinvenendo in esso un'espressione intensa ed attuale della stessa spiritualità francescana.
Il suo legame con il Movimento dei Focolari durerà per tutta la vita e numerosi saranno i suoi incontri con la fondatrice del movimento, soprattutto in occasione dei convegni dei vescovi amici dei Focolari. Nel 1996 la invita a Pompei, per il Meeting dei giovani, al quale prendono parte circa 15 mila ragazzi provenienti da tutta Italia e dall'estero. In quell'occasione viene conferita a Chiara Lubich la cittadinanza onoraria di Pompei. Alla sua morte, nel 2007, Chiara lo descrive così: «Appariva semplice, nascosto, di poche parole, un vero figlio di San Francesco, ma quando parlava esprimeva tutta la sapienza di un’anima contemplativa, e le sue parole erano il frutto della preghiera e dell’ardente amore».
Nel santuario della Madonna del Rosario, alla presenza dei familiari, dei religiosi cappuccini, delle autorità di Brusciano (Na), sua città natale, e di Pompei, di amici e di numerosi fedeli, l'arcivescovo della città mariana Tommaso Caputo ha presieduto il rito per l'insediamento del Tribunale per la sessione di apertura dell'inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità del Servo di Dio mons. Francesco Saverio Toppi.
Ricordandone le numerose virtù ha affermato: «Si può bene applicare a questo umile vescovo cappuccino una eco del commento di Sant’Agostino al Salmo 1, che gli si adatta come il vero abito francescano cappuccino: "Questo uomo è come un albero che ha le sue radici in alto, che ha le sue radici in cielo e cresce dal cielo. Così appare perso sulla terra, sembra straniero sulla terra, ma in realtà ha le sue radici affondate nelle vere acque della vita". Mons. Toppi veramente era un tale albero, che è cresciuto dall'alto, dalla comunione con Dio e così sembrava essere quasi esposto, quasi estraneo alla terra. E ha avuto visibilmente le radici dove sono le vere acque della vera vita e perciò vero maestro di vita interiore. (…) È stato un uomo di Dio che non solo ha studiato la Sacra Scrittura, ma l’ha amata intensamente, ne ha fatto la luce della sua vita, ne ha fatto Parola da vivere, Parola di vita».
Il postulatore generale dell'ordine dei cappuccini, padre Carlo Calloni, ha sottolineato l'umiltà di mons. Toppi ricordando che per sua espressa volontà è stato sepolto nella cripta del santuario per fare «da piedistallo al trono della Santissima Vergine». Egli non desiderava altro che dare Dio al mondo. Nascondersi, scomparire per far venir fuori Lui, così come fa Maria.
Grande era in lui anche lo zelo pastorale, come ha messo in luce il ministro provinciale di Napoli dei frati minori cappuccini, padre Leonardo Franzese: «Nel cuore di mons. Toppi, accanto alla contemplazione del mistero trinitario, divampava l'anelito per la missione verso gli uomini di ogni condizione». In comunione con la Chiesa di Pompei, hanno partecipato alla celebrazione anche alcuni pastori delle altre diocesi campane: i vescovi Lucio Lemmo ausiliare di Napoli e Pietro Lagnese di Ischia; gli emeriti Giovanni Rinaldi, di Acerra, Gioacchino Illiano, di Nocera-Sarno, e Felice Cece, di Sorrento-Castellammare.
Per conoscere la personalità di mons. Francesco Saverio Toppi leggi: Domenico Sorrentino, "Oggi ho toccato il cielo". Teologia del vissuto di Francesco Saverio Toppi, Città Nuova editrice.