Verso il Sinodo panortodosso
Festa di Sant’Andrea. È il 30 novembre a Istanbul. Nella scuola greca di Zappeion accanto alla Chiesa greca ortodossa della SS. Trinità, a pochi metri dalla centralissima piazza Taksim, il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, com’è consuetudine, si siede al centro su una poltrona in tessuto damascato rosso deco’ vintage, dopo aver tenuto un breve indirizzo di saluto e ringraziamento alle autorità presenti. La sala è gremita di persone. Chi vuole si avvicina per un breve saluto al patriarca. Si forma una breve fila a cui mi accodo. Appena nota il mio taccuino e il registratore, mi ricorda con la sua proverbiale affabilità che non rilascia interviste. Lo assicuro che non è un’intervista, ma gli chiedo da dove nasce il suo attivismo nell’ecumenismo che lo ha portato in Italia, Inghilterra, Belgio, Bulgaria, Svizzera per promuovere il cammino dell’unità tra le Chiese. «Perché è la volontà del Signore ‒ mi risponde Bartolomeo I ‒ e Gesù stesso ha pregato il padre per l’unità di tutti i credenti. La sua preghiera, la sua volontà è un comandamento per tutti i cristiani. Noi dobbiamo pregare e lavorare per la realizzazione di questa divina volontà. L’unità diventerà così anche un contributo per la pace nel mondo, per la fratellanza tra le nazioni. E oggi il mondo ne ha bisogno più che mai».
Possiamo allora solo immaginare la sua soddisfazione per il prossimo Sinodo panortodosso che si svolgerà a Creta il prossimo 19 giugno nella festa di Pentecoste. L’isola greca è stata evangelizzata dagli Evraiokrites, predicatori che avevano appreso il cristianesimo direttamente da Pietro e lo avevano ascoltato proprio nel giorno di Pentecoste a Gerusalemme. La prima comunità cristiana fu organizzata da Paolo nel 64 d. C. che nominò Tito primo vescovo dell’isola. L’arcivescovo greco ortodosso di Creta è recentemente stato a Costantinopoli per mettere a punto i preparativi. L’isola greca ‒ riferisce l'agenzia AsiaNews ‒ è sotto la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli ed è stata scelta perché «ha le condizioni più favorevoli: ci sono stanze per 400 persone, alloggi e Creta è una location per molti e diversi convegni, compresi quelli teologici».
Padre Wladimir Laiba è vice parroco della Chiesa greca ortodossa di San Teodoro a Roma. «Bisogna ricordare ‒ spiega ‒ che la Chiesa ortodossa è una Chiesa sinodale, ha lo spirito del Concilio Vaticano II. Per questo ci saranno rappresentanti anche di altre Chiese. Anche quella cattolica».
Negli incontri preparatori si parlava di 100 temi da affrontare che sono stati ridotti a cinque. Tralasciata anche la questione del calendario perché alcune Chiese ortodosse seguono il calendario giuliano e altre quello gregoriano, «i temi sono 5: il digiuno, le attività ortodosse per promuovere la pace, l’ecumenismo, gli impedimenti per il matrimonio, la definizione di autocefalia». Ci saranno una ventina di rappresentanti per ogni Chiesa ortodossa e le decisioni potranno essere prese solo all’unanimità.
Il Sinodo panortodosso si terrà ogni 5‒10 anni e padre Attanasio Rusnac ‒ vicario generale della diocesi ortodossa rumena in Italia pensa che per valutare l’impatto dell’evento «bisogna vedere cosa succederà. È un bene che si sia aspettato tanto perché ora sembra che sia volontà di Dio e che si svolgerà, non per un dovere, ma perché è necessario».
«In ogni caso ‒ conclude padre Wladimir Laiba ‒ sarà un sinodo di luce che darà voce alla visione ortodossa sulle varie problematiche del mondo e preparerà la strada ai prossimi incontri per capire come si può capire e vivere meglio la fede ortodossa».