Verso Caserta passando dalla Colombia

Può l’università diventare un luogo che educa alla legalità e al rispetto tra le persone? Si può offrire ai ragazzi in zone ad alta criminalità un percorso culturale di liberazione dalla violenza? Argomenti oggetto di una riflessione tra un gruppo di studenti colombiani e italiani al Politecnico di Milano
Politecnico di Milano

Mancano pochi giorni all’appuntamento di Caserta del 29 luglio che i Giovani per un mondo unito dei Focolari si sono dati per un originale meeting dal titolo: “Legalità. Protagonisti della nostra terra”. Tra le iniziative che stanno animando l’attesa, quella di Milano è stata particolarmente interessante. Qui si sono incontrati con un gruppo di loro coetanei, studenti dell’università La Salle di Bogotà, venuti a presentare, presso la Scuola di architettura e società, il seminario “Cultura della terra, cura delle idee. Nuove sfide per l’educazione e il lavoro”.

Un interessante progetto nato dalla collaborazione tra il dipartimento di architettura e studi urbani (Dastu), la Facoltà di Ciencias dell’habitat dell’università La Salle di Bogotà (Colombia) e dall’associazione Libera (seminari interuniversitari). Si tratta della presentazione del nuovo interesse da parte delle giovani generazioni nei confronti del ruolo della terra e dell’agricoltura, quali generatrici di conoscenza e di economia. La sperimentazione, avviata dall’università La Salle in territorio agricolo, il Campus Utopia, è volta a fornire possibilità di sviluppo di carriere autonome a giovani provenienti da aree rurali contraddistinte dalla violenza politica; per il contesto italiano, sono stati presentati e discussi alcuni casi di innovazione nel campo delle pratiche agricole e di valorizzazione dei contesti locali.

Utopia è nato nel 2010, nei pressi di Yopal, capitale del dipartimento del Casanare, recentemente oggetto di ingenti investimenti grazie alle risorse presenti (risorse del sottosuolo – idrocarburi e minerari –, terra coltivabile, bestiame, legname). Le ragioni che hanno sostenuto l’avvio di questo campus sono di due ordini. La prima ragione riguarda i modi dell’educazione. Il percorso universitario entro le facoltà di architettura e urbanistica era esclusivamente incentrato sulla dimensione urbana, considerando che oltre l’85 per cento degli studenti dell’università proviene dalle province è stato avviato un processo di delocalizzazione delle proprie sedi, ma soprattutto “dei propri saperi”, volta a valorizzare altri percorsi formativi e professionali.

Un processo orientato a flettere e riorientare l’intera “filiera” dell’educazione, attraverso uno spostamento delle proprie sedi sul territorio, e in particolare in un territorio ricco di contraddizioni ma anche di risorse. La seconda ragione ha investito in modo più diretto le sfide della società colombiana. In un momento cruciale e delicato, in cui si aprono spiragli di pace confortati anche dalle recenti trattative tra governo e Forze armate rivoluzionarie combattenti (Farc), si è aperta la grande questione della pacificazione di un tessuto sociale ferito profondamente da oltre quaranta anni di violento conflitto, spesso combattuto nei luoghi più marginali del Paese.

La scelta “politica” dell’università è stata quella di selezionare per il campus di Utopia solamente giovani che avevano subito direttamente tale violenza, e dai luoghi più remoti e impervi del Paese. Una scelta legata a profonde motivazioni culturali, nella convinzione che la selezione e formazione di una futura classe di “leader” comunitari, dovesse intercettare e far emergere le ferite e le tragedie, da rielaborare in modo costruttivo e proiettato al futuro. I giovani studenti di Utopia, che hanno cominciato il proprio iter accademico, hanno un doppio impegno a chiusura del loro percorso formativo: la presentazione di un proprio progetto di vita e l’impegno a rimanere nei contesti agricoli avviando microimprese a carattere sperimentale.

La formazione è incentrata sia su materie umanistiche e di cultura generale che su materie tecniche, legate alla produzione agricola e alla gestione di comunità. A partire da questa sperimentazione, il seminario vuole riflettere sul ruolo che le università possono svolgere nell’accompagnare e sostenere i cambiamenti economici e culturali in corso, ripensando profondamente i contenuti, i luoghi e le forme del proprio impegno culturale.

Una serata ricca di scambi di idee e di progetti a tutto campo. Con un unico obiettivo: lavorare in ogni angolo del pianeta per stabilire rapporti sempre più corretti.

 

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