Verrazzano a New York, 500 anni fa

Nell’aprile 1524 l’esploratore Giovanni da Verrazzano approda probabilmente come primo europeo nella baia di New York
Giovanni Verrazzano

Mi hanno suggerito un articolo di Mario Calabresi. L’ho letto e mi piaciuto molto. Parla di uno dei nostri grandi uomini italiani, Giovanni da Verrazzano. Uno dei nostri esploratori, uno che sta alla pari di Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci, Giovanni Caboto, Marco Polo. Ma lui è meno famoso, meno ricordato. Eppure è probabilmente il primo europeo ad aver gettato l’ancora nella baia di quella che col tempo diventerà una delle città più iconiche del mondo. New York. Questo capitava nell’aprile del 1524, proprio 500 anni fa. È stato Verrazzano il primo a scrutare quel lembo di terra accarezzato da due fiumi, su quale si erigeranno poi gli spettacolari grattacieli che costituiranno la skyline della Grande Mela.

Il Verrazzano-Narrows bridge collega i quartieri di Staten Island e Brooklyn a New York City (ph wikipedia originally posted to Flickr as New York City)

La città di New York non dà grande riconoscimento a Verrazzano. Accetta invece come suo primo esploratore l’inglese Henry Hudson. Che però è arrivato lì 85 anni dopo, nel 1609. A Hudson la città ha dedicato uno dei due fiumi che lambiscono quel lembo di terra che è Manhattan, all’epoca un villaggio di nativi americani. Hudson lavorava per gli olandesi, che su quell’isola selvaggia fondarono New Amsterdam, e la difesero con un muro, wall in inglese.  Da lì prende il nome Wall Street. Col tempo quel villaggio diventerà New York. Ma intanto Verrazzano era passato nel dimenticatoio. Finché nel 1964 fu inaugurato il ponte, dedicato proprio a lui. Il Verrazzano Bridge, che collega le città di Brooklyn e Staten Island, parti di New York. All’epoca era il ponte sospeso più lungo del mondo.

Ma torniamo a Mario Calabresi. Nel suo articolo, confessa di essersi recato a New York, anche attratto da una pubblicità che elogiava le Torri Gemelle come un punto panoramico unico al mondo, dal quale, con un solo colpo d’occhio, si vedono l’oceano e il ponte di Verrazzano. Con suo grande disappunto, non riuscì però a salire sulle Torri Gemelli, una volta per il troppo vento, l’altra per il troppo freddo, l’altra per le code troppo lunghe. Poi furono buttate giù, le Torri. È storia ben nota. Io invece, che bazzicavo a New York qualche anno prima di Calabresi, sulle Torri Gemelle ci andai. Un bel po’ di volte. Allora non c’erano code. Anzi, ogni volta che qualcuno veniva a trovarmi a New York, voleva essere accompagnato lassù. In quel posto, che un cartello definiva “il punto più vicino al cielo a cui molti di noi potranno mai ambire”. Dalla cima delle Torri, lo spettacolo era sovrumano. Col bel tempo e con non troppo vento, era di una bellezza che toglieva il respiro. Uno splendore. Azzurro il cielo, azzurro l’oceano di fronte. E il ponte che attraversava la baia, pareva una pennellata di Picasso, una silhouette azzurra. Pura poesia. Poi da lassù, voltavi le spalle al ponte, e lo sguardo si smarriva nei reticoli di avenues e streets sovrastate dai grattacieli. Quella era New York. Quella città che all’inizio, appena conosciuta, mi ha tanto sconcertato. «Se ti vuol bene ‒ mi dicevano ‒, New York will grow on your skin, ti crescerà sulla pelle». Sarà lei a sceglierti se lo vuole, mai tu a scegliere lei. È una donna. Non ci mise molto New York, e mi crebbe sulla pelle. È stata la città che ho amato più di ogni altra al mondo (cioè, se la gioca con Gerusalemme).

Il primo occidentale ad averla avvistata, fu lui. Giovanni da Verrazzano. Incaricato dalla Francia di cercare una rotta per l’Asia attraverso l’oceano Atlantico settentrionale, esplorò la costa atlantica del Nord America, navigando dalle attuali Carolinas fino alla Nuova Scozia. E giungendo poi sotto quel ponte, che allora non c’era, che porterà il suo nome. Verrazzano realizzò una mappa dettagliata della costa nordamericana, che includeva molti luoghi che sarebbero diventati importanti nella storia coloniale degli Stati Uniti.

Dopo quel viaggio, la sua sorte è avvolta nel mistero. Nonostante la sua importanza storica, ci sono poche informazioni su di lui. Alcuni storici ritengono che sia morto in una spedizione successiva in America centrale, nelle Bahamas. Ma le circostanze della sua morte rimangono avvolte nel mistero. Alcuni sostengono che sia stato ucciso da cannibali. Di lui rimane una statua su quella punta di Manhattan che guarda verso la baia, il Battery park. C’è una sua statua nel suo paese toscano natale, Greve in Chianti. E poi lo stupendo ponte, che alcune indicazioni stradali indicano “Verrazzano Bridge”, altre “Verrazano Bridge”. Con una sola z. Un errore. Segno che una grande attenzione verso il nostro esploratore non c’è proprio stata.

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